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ASIA |
Archiva 1 & 2 |
Resurgence |
1996 |
UK |
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Qualcuno di voi, sono sicuro, storcerà il naso nel vedere il nome ASIA su Arlequins. Ok, consiglio a questi lettori di passare alla successiva recensione perché forse non sono sufficientemente aperti mentalmente. Ho l'impressione di aver alzato un vespaio con questa affermazione, tuttavia mi assumo tutta la responsabilità, e vi spiego perché. Quando agli inizi del passato decennio, gli ASIA produssero il loro primo lavoro, tutti (addetti ai lavori specialmente) si aspettavano un disco di puro progressive... E cosa altrimenti? I componenti della band erano tutti reduci da intense attività in gruppi che avevano fatto scuola, per cui l'equazione non poteva che dare un risultato. Nessuno ricordò ai tempi quello che Steve Howe andava dicendo da un po': gli ASIA avrebbero fatto musica da stadio (dove da stadio non significa per forza commerciale). Se accettate questo fatto non farete fatica ad ascoltare questi due CD realizzati poco dopo l'uscita di "Arena". Nessuno deve aspettarsi progressive a fiotti, semmai ASIA sound e qualche veloce e, a dire il vero, lacunoso tuffo nel passato. Dopo la produzione del terzo album in formazione nuova, Geoff Downes e John Payne per puro caso (a leggere le note di retrocopertina) trovarono in una scatola i nastri che ora vedono la luce in questi due CD (perché non uno doppio?) solamente con l'intento di far conoscere al pubblico qual era realmente il lavoro dietro ogni disco del gruppo. Per subito fugare ogni dubbio, non troverete gemme rare dell'era pre-Payne e quei pochi pezzi che vengono dal quel passato vedono solamente la partecipazione di Steve Howe (breve brano strumentale) e Scott Gorham (ricordate Live in Mockba?). Specificato questo, avrete già capito cosa potete aspettarvi. Dal lato musicale, io ho sempre apprezzato il lavoro del gruppo, senza andare in giro a dire Non sono prog, quindi non meritano. Accidenti questa musica in macchina, mentre guido, è perfetta. E so per certo, nessuno del gruppo pretende di più. Sul CD allora troviamo big-rock nel puro stile ASIA, con brani meritevoli la maggior parte delle volte e con più raramente brani da scartare. Ogni pezzo tuttavia è descritto da note sul libretto accluso e, devo ammettere, come fonte di informazione queste spiegazioni sono abbastanza interessanti. Si scopre così che gli ASIA hanno sempre lavorato alacremente (non come qualcuno suggerisce), vivendo praticamente con la musica, sperimentando e cambiando le canzoni in continuazione pur di trovare il giusto arrangiamento, l'appropriato suono di violini e cosi via. Per inciso (non devo insegnarvelo io) in questi casi la musica non paga, tanto che Geoff Downes ora vive in un piccolo appartamento a nord di Londra, quasi senza soldi. Nei due CD vi sono momenti davvero meritevoli, specialmente, a mio parere, nel primo. Fighi against the tide per esempio è un inno davvero molto ASIA style, con grandi aperture sinfoniche, rese scattanti da una sezione archi che probabilmente in origine doveva essere suonata da un'orchestra vera. Boys from diamond city allo stesso tempo con il suo riff accattivante, è meritevole della vostra attenzione. Dispiace solamente che anche quei brani del secondo periodo Wetton non siano cantati dall'ex King Crimson, ma riproposti con Payne alla voce. In fin dei conti tutti i pezzi scivolano via facilmente lasciando tracce umorali leggere, senza pretese, ma divertendo comunque. Non mi credete? Vi ricordate "Tears" da "Vox humana" di Downes? Andatevela ad ascoltare su "Archiva 1". Se avete ancora dubbi sulle capacità di John Payne, perché non vi ascoltate quei brani nati dalla sua collaborazione con Andy Nye? E se alla fine ancora preferite considerare gli ASIA un gruppettino...
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Marco Del Corno
Collegamenti
ad altre recensioni |
JOHN WETTON - GEOFF DOWNES |
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2005 |
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