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Quella dei ROMANTIC WARRIORS era una delle più interessanti uscite che si proponevano alle mie orecchie amanti dell'old progressive, vista la presenza di Beppe Crovella (ex-ARTI E MESTIERI), grande utilizzatore dei timbriche più datate. Dopo aver ascoltato quel breve brano ("Battlefield") sul vinile promozionale messo in circolazione dalla Vinyl Magic qualche tempo fa, ero infatti curioso di sentire questi nuovi emuli di EL&P, sperando di trovare un nuovo gruppo italiano progressivo in senso tradizionale, che affiancasse il solitario fenomeno dei NUOVA ERA. Ma, nonostante le grosse attese, non sono rimasto completamente appagato dall'ascolto di questo lavoro. Infatti, fin dal primo pezzo "In progress", pur trovandoci di fronte ad un massiccio spiegamento di Hammond e di altre interessanti timbriche, trovo che tutto sia stato costruito sopra un motivo dai connotati più facili, fin troppo orecchiabili. Quindi, se da un lato si deve apprezzare il tentativo di svecchiare le abusate schematiche progressive, dall'altro non posso approvare in pieno la direzione melodica verso la quale Beppe & Co. si sono diretti. Volevo comunque ricordare che si tratta di una mia opinione che può benissimo contraddetta da chi ha gusti differenti ai miei. Nulla posso infatti dire riguardo all'esecuzione e all'azzeccatissima scelta delle timbriche. Notevole al riguardo l'apparato di strumenti a disposizione: tra le keyboards si possono annoverare Hammond, Moog e Minimoog, Mellotron, piano, Emu Vintage Keys... il tutto utilizzato assieme ad altri timbri di estrazione più moderna, con indubbio gusto. Anche chitarra e batteria hanno un sound decisamente nuovo, conferendo cosi all'intera composizione una asimmetricità sonora dal sapore particolare. Particolarmente significativa al proposito è la seconda traccia "The dreambreaker" dall'incedere più duro e corposo in cui, tra l'altro, fa la sua unica apparizione il cantante Luca Re, per poi lasciare il microfono negli altri brani cantati a Beppe (il cui inglese non è certo brillante quanto le sue keyboard). Superiori a tutti gli altri brani sono sicuramente "Battlefìeld", "Spread your wings" nei quali si vivono momenti di pura gloria grazi alla fastosa melodia emersoniana e, dove viene evidenziato l'enorme potenziale (un po' represso) di questo (grande) gruppo. Stesso discorso per gli strumentali conclusivi "March of the heartknights" e "Beyond the handmarks" che mettono in luce le debolezze della band sui pezzi cantati, dalle melodie forse meno strutturate e eccessivamente immediate. L'album si trova, come avrete a questo punto capito, quasi sempre in bilico fra miseria e nobiltà, mostrando ora eccezionali progressioni melodiche ora una certa prevedibilità. Spero comunque vivamente che questo addolcimento melodico riesca nell'intento di far conoscere ai più il nostro benamato genere progressivo, grazie anche alla distribuzione della Sony...
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