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In molti fra poeti, scrittori, pittori, registi e musicisti hanno voluto dare la propria visione del Palio di Siena, quella che infatti all’occhio del telespettatore distratto può sembrare una banale e poco ortodossa corsa di cavalli, è in realtà qualcosa di molto più profondo e inspiegabile, in grado di far vibrare le corde più intime dell’anima. In un certo qual senso il Palio, che si corre più o meno nella forma che conosciamo oggi ininterrottamente dal 1644, è il filo che tiene legate le anime di generazioni di senesi. Una cosa autentica che non ha nulla a che vedere con le cosiddette “rievocazioni storiche” e che forse per proprio questo riesce ad attirare così prepotentemente l’attenzione su di sé. Certamente non so quale molla sia scattata nella testa di Beppe Crovella ma il nostro poliedrico tastierista che, inutile dirlo, viene ricordato nel mondo del Progressive Rock principalmente come fondatore degli Arti & Mestieri, è sicuramente l’ennesimo spirito passionale che si è lasciato trasportare dalla magia paliesca. Credo di poter affermare che la sua è la prima opera Prog su questo argomento e inoltre essa dimostra un approccio non superficiale a un argomento sicuramente complesso. Non solo Beppe si è ben documentato ma sicuramente è riuscito a far scorrere dentro di sé un pizzico di autentica passione. Non è retorico dire che il Palio è qualcosa che si vive sulla propria pelle e questo album è certamente pieno di energia creativa e sensazioni genuine. L’opera, interamente concepita ed eseguita da Beppe Crovella, si compone di 17 sinfonie per sole tastiere, ognuna dedicata ad una Contrada. Ogni composizione è stata a sua volta divisa in tre brevi movimenti: il primo rappresenta il cordone misterioso, come veniva descritto da Fellini, che lega i senesi di tutte le epoche, il secondo rappresenta l’intensità della gara e il terzo, infine, la celebrazione della vittoria. Ogni mini-sinfonia si consuma in una durata che oscilla fra i 4 e i 5 minuti al massimo per un totale di 77 minuti di musica. Nel corposo booklet, oltre a qualche cenno storico e culturale, vi sono le diciassette schede con le principali caratteristiche di ogni Contrada e le rispettive simbologie. Per la realizzazione della musica Beppe ha utilizzato un folto corredo di tastiere con tonalità vintage, suoni a volte tecnologici e altre di ispirazione decisamente classica con i registri dell’organo liturgico e del pianoforte. La struttura dei brani ha un impianto classicheggiante e sinfonico, al punto che non mi stupirebbe affatto che fosse un’orchestra in piena regola un giorno a interpretarli. Dal punto di vista emozionale i brani sono molto empatici e sono dei puri veicoli di sensazioni indefinite che a volte, devo dirlo, fatico un po’ ad identificare con una contrada in particolare, ma questi sono i percorsi imperscrutabili dell’artista e non sarà certo un ascoltatore qualsiasi a svelarne i segreti. L’impianto ritmico del pezzo è fornito soltanto dall’andamento della musica e dalle tante sovrapposizioni delle tastiere, dando ai brani una struttura molto aperta ed ariosa e una sorta di atemporalità che ben si lega alla lunga tradizione paliesca che nasce nel passato e si protende in maniera indefinita verso il futuro. Le atmosfere sono ora di mistero, ora gloriose, spesso maestose, altre volte romantiche o sognanti ma sempre permeate da una certa sensazione di rispetto, sacralità e stupore. Forse per chi non è avvezzo a un certo tipo di musica la struttura unicamente tastieristica potrebbe risultare a tratti stancante, anche se i passaggi all’interno di ogni singolo brano sono tantissimi e in veloce sequenza, come tanti flash che costituiscono la successione rapida di immagini e ricordi nella mente di chi rievoca una certa esperienza. La stratificazione delle tastiere dona poi un certo spessore alla musica che non scivola affatto via indolente ma che in un modo o nell’altro riesce a lascia il suo segno. In senso assoluto gli spartiti sono molto belli e le melodie hanno una bellissima forma. Personalmente non amo molto i suoni troppo sintetici ma questo album è comunque denso di colori e soprattutto per gli amanti delle tastiere è una vera e propria miniera. Soffermarsi su un brano piuttosto che su un altro significherebbe sicuramente fare un torto a qualcuna delle diciassette consorelle che sono ognuna lo specchio della stessa anima e comunque questo album ha una collocazione tutta particolare per le caratteristiche che fin qui abbiamo descritto. Dal punto di vista musicale non so quanto un appassionato Prog possa immedesimarsi nel mondo senese né sono in grado di dire come queste composizioni possano apparire agli occhi di un contradaiolo che sia profano di questa musica. Ma a Siena siamo abituati ai misteri e alla passione e questo potrebbe essere un esperimento sicuramente interessante sia per i senesi che per i semplici appassionati di musica.
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