|
Si tratta di una compilation di brani inediti ed alternated versions ripescate da chissà quali cassetti. Fortunatamente, oserei dire, dato che questi 12 brani (tra cui uno registrato ai giorni nostri) presentano i vari aspetti della musica degli Arti+Mestieri. Come recita lo stesso Beppe Crovella nella presentazione del disco: "Questo album rappresenta molto bene l'evoluzione ed i cambiamenti che la nostra musica subì negli anni 70. I brani (2/3/5/9) sono vicino ad un Romanticismo Crimsoniano, mentre (11/12) sono più simili alla intellettuale psichedelia inglese, invece (6) mostra reminiscenze di Bela Bartok. Queste composizioni, insieme ad una versione più morbida di "Gravità 9.81" (che acquisice una nuova interessante identità in questa nuova versione), sono il nucleo originale da cui la nostra musica si sviluppo". Per chi erroneamente pensa che gli A+M siano stati solo un gruppo di jazz rock sinfonico, ecco una carrellata di esempio delle composizioni che ci hanno offerto nei loro album. C'è da dire che queste registrazioni sono alla stregua di demo-tapes, con qualità sonora talvolta un po' zoppicante, ma col grosso pregio di essere sincere e ruspanti, cosa che talvolta nelle registrazioni iper-prodotte in studio viene un po' a mancare. Si respira veramente aria di cantina, di sessions fumose e ricche di creatività e voglia di creare cose nuove, di un approccio tipicamente anni '70. Veramente una delizia ripercorrere questi 40 minuti che ci parlano ancor più di qualsiasi album ufficiale (pur ribadendo la loro indispensabilità) possa fare di ciò che era veramente una band, delle sue potenzialità e, perché no?, delle sue aspirazioni. I 12 brani di "Articollezione" non ce l'hanno fatta a finire su album, ma ascoltateli e ditemi se ritenete di definirli degli scarti. Inutile menzionare dei titoli: tutto questo disco è da ascoltare d'un fiato e passa in un battibaleno.
|