A così poca distanza dall'album precedente ("Critical mass" - 2002), seguito anch'esso a poca distanza dal live "Critical energy", i prolifici Threshold ritornano con un ennesimo album che dovrebbe rappresentare, così come quasi ognuno dei lavori precedenti, il disco dell'acclamazione definitiva che possa porre il gruppo sullo stesso piedistallo di Queensryche e Dream Theater, nel firmamento del Progressive metal. Missione fallita, occorre dire, se non altro perché i Threshold sembrano aver perso progressivamente buona parte delle parvenze della parola Progressive applicabili alla loro musica, in favore di un metal melodico molto potente, con un senso della melodia senz'altro apprezzabile. Le nove canzoni, buona parte delle quali ha comunque durata superiore alla media e una struttura elaborata, con una costruzione del brano che riesce a tenere incollati all'ascolto, sia che si tratti di brani più lenti (tipo "Opium") che consentano alla band di mostrare tutte le proprie doti melodiche e di spiccare un volo controllato, sia che si tratti di brani dalla struttura più creativa e complessa, come la conclusiva "The destruction of words". Quel che comunque accomuna tutte le composizioni è un sound maestoso, talvolta più aggressivo, altre volte dall'incedere più controllato, ma sempre comunque tale da mettere in mostra l'attitudine di una band che, in questa sua nuova incarnazione, sembra aver trovato la propria collocazione, anche se ormai poco adatta ad essere accomunata col Prog.