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I Threshold, ormai da tempo, non sono più semplicemente i fratellini metallici della scuderia GEP, ma un gruppo vero e proprio, con ormai una sua personalità, un suo seguito e un suo stile. Ciò non vuol dire che lo stile stesso non sia cambiato nel tempo, ammorbidendo un attimo i toni dei primi due album, in favore di qualcosa dalle sonorità un attimino più americane e radiofoniche, ma anche, in certi punti, un po' più Prog, con aperture sinfoniche che si susseguono alle ormai tipiche cavalcate chitarristiche di Karl Groom. Pur potendo definirli dunque come un gruppo di Progressive metal, non ci sono molte tracce dei Dream Theater nelle loro note, riuscendo ad arrivare al punto magari in modo non molto creativo ed originale, ma piuttosto efficace. I lunghi brani che i Threshold non si peritano di inserire nei loro cd sono ricchi al tempo stesso di strizzate d'occhio commerciali e di variazioni di tempo, ricami tastieristici ad effetto ed atmosfere che possono anche compiacere i cultori di un Prog non molto integralista. Stanti questi presupposti, l'album in questione non si presenta male all'orecchio...
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