|
Questa interessante uscita colma una lacuna nella discografia legata al mondo dei Magma. Christian Vander, leader del gruppo, era “nato” con il jazz e aveva mosso i suoi primi passi, giovanissimo, in questo ambiente. Negli anni ’70, tuttavia, si dedicò anima e corpo a quel fantastico ed unico mondo musicale rappresentato dalla band ideatrice dello Zeuhl e solo verso la fine del decennio, grazie anche alla spinta del tastierista Michel Graillier, decise di dare nuovamente sfogo alla sua passione jazzistica. Un passo importante in tal senso fu proprio la creazione degli Alien. Con questa band Vander voleva omaggiare nuovamente il suo idolo John Coltrane, puntando su riproposizioni di brani provenienti dal repertorio di MacCoy Tyner (storico pianista di Coltrane), ma anche su standards di Tony Williams, Herbie Hancock, Jan Hammer, nonché su composizioni originali di Graillier. Il tutto, ovviamente, con una certa libertà esecutiva e interpretativa. Gli Alien nacquero inizialmente come quartetto (che vedeva coinvolto, tra gli altri, il grande tastierista Benoit Widemann), ma nel corso degli anni hanno subito non pochi mutamenti, passando anche da una line-up con strumenti elettrici ad una dedita ad una proposta interamente acustica. Nel 1983, in versione trio con Vander alla batteria, Graillier al piano e Alby Cullaz al contrabbasso, il gruppo si presentò al festival di Antibes aprendo proprio per Tyner. Questo cd documenta splendidamente l’evento e diventa un appuntamento gustoso per chiunque segua l’arte sonora del grande dramme francese. L’inizio è affidato a “Auroville”, un bel pezzo per pianoforte firmato Grailler, autore anche della successiva “Dear Mac”, in cui i ritmi robusti ci mostrano subito come il gruppo, pur ancorandosi a certo jazz, non volesse perdere di vista personalità, irruenza e imprevedibilità. Le altre tre tracce di quell’esibizione provengono invece dal repertorio di Tyner e si segnala, in particolare, “For Tomorrow”, eseguita anche nei primi concerti dell’ultima incarnazione dei Magma nel 2008. Inutile soffermarsi troppo sulla classe immensa dei musicisti; impressiona di sicuro come da una strumentazione così scarna venga ricavato un sound così corposo, che sa abbinare eleganza e potenza in maniera perfetta. Vander gestisce i tempi con l’energia dirompente e con la straordinaria perizia che da sempre lo contraddistinguono (concedendosi anche un travolgente assolo durante “Opus”) e i suoi compagni di avventura lo seguono a meraviglia in dialoghi e slanci individuali ineccepibili. A completare il CD, inoltre, ci sono cinque bonus tracks registrate in studio dalla stessa formazione nel febbraio del 1988. A due classici come “Around midnight” e la Hancockiana “Dolphin dance” si uniscono un’improvvisazione al piano di Graillier, un omaggio dello stesso pianista a Vander, con un minuto e mezzo di soffuse delicatezze alle tastiere ed un vivacissimo brano ad opera del batterista e intitolato “Mister love”, in cui l’andamento quasi da bossanova rievoca vagamente “Kobaia”. Fino ad oggi non c’erano mai stati documenti ufficiali che ci permettessero di ascoltare cosa partoriva Vander con gli Alien; finalmente adesso abbiamo a disposizione questo CD che ci regala settantatre minuti di musica del gruppo catturato in due momenti diversi degli anni ’80. Preme segnalare che la storia degli Alien è stata riaperta pochi anni fa, nel 2004 per l’esattezza, quando Vander ha costruito un nuovo quintetto richiamando Widemann e sfruttando l’apporto di importanti membri dei Magma e degli One Shot di quel periodo, che rispondono ai nomi di Emmanuel Borghi (tastiere), James MacGaw (chitarra) e Philippe Bussonet (basso), certamente ben noti agli appassionati dello zeuhl. Chissà che non spunti fuori dagli archivi qualche registrazione di questa versione elettrica degli Alien, che andrebbe sicuramente a stuzzicare la fame di buona musica dei seguaci di Vander non meno di quanto lo faccia già questo “Antibes 1983”.
|