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Con gli Offering, Christian Vander tende a (ri)partire dalle basi delle sue visioni musicali: “scarnifica” lo Zeuhl dei Magma mettendo in primo piano il pianoforte, le percussioni e le parti vocali, recupera in maniera più evidente l’eredità jazz di John Coltrane, McCoy Tyner e Pharoah Sanders e, con un occhio anche al soul, si diletta con una proposta più intimista sotto certi aspetti, ma sempre molto originale. “Concert Triton 2013” è uno splendido documento che riassume tre serate parigine degli Offering, dal 4 al 6 giugno del 2013, in due cd ed un DVD. Oltre alle inseparabili Stella Vander e Isabelle Feuillebois al canto, sul palco ci sono Hervé Aknin (sempre alle parti vocali), Frédéric d’Oelsnitz al piano, Tony Paeleman al piano e alle tastiere, Jean-Marc Jafet al basso, Pierre Marcault alle percussioni e Philippe Gleizes alla batteria. La scaletta prende il via con l’unico brano che vede Vander dietro le pelli, “Offering”, perfetta introduzione allo spettacolo con atmosfere fumose e la magnifica interpretazione vocale di Stella. Poi Vander passa al microfono per una delle due composizioni chilometriche sulle quali è incentrato lo show, “Joïa”, che si poggia su un tema base di pianoforte ripetuto costantemente nella piena tradizione Zeuhl, sul quale il leader si esibisce in magiche melodie vocali. Qualche elegante variazione alle tastiere e l’accompagnamento discreto e perfetto degli altri cantanti, delle percussioni (con Marcault che si ritaglia anche diversi minuti di assolo) e della batteria completano uno dei brani simbolo del repertorio degli Offering. L’altro pezzo da novanta, che si porta via quasi tre quarti d’ora di concerto è “Another day”. Tra una citazione e l’altra di “A love supreme”, qui Vander diventa protagonista assoluto esasperando la sua interpretazione vocale, passando da morbide melodie a quelle che sembrano quasi improvvisazioni, fino a raggiungere estremismi e asperità non distanti dal repertorio dei Magma. Mai come in questo caso la voce è usata come uno strumento, anzi diventa vero e proprio strumento e vedere le dita di Vander che si muovono sul microfono mentre canta fa intuire come nell’immaginazione dell’artista la sua ugola vada quasi ad imitare il sax di Coltrane. Tra gli altri brani, “Tïlïm m’dohm” è sempre coinvolgente nella sua brevità, col piano che viaggia veloce e Stella protagonista al canto, mentre “Love in the darkness” ingentilisce e rende più raffinata la componente pop-soul dell’album “Merci” dei Magma targati anni ’80. Molto bella l’esecuzione di “Auroville”, un pezzo di Michel Grailler eseguito splendidamente da d’Oelsnitz al piano, con rifiniture alle tastiere di Paeleman. Più vicine alla musica classica “La nuit du chasseur” (tratta dal repertorio solista di Stella), “Les vagues” e “Le temps a passé”, queste ultime due con il piano a dettare i temi e con la stessa Stella che accompagna esibendosi al flauto. Divertente la parentesi di “An bara wa”, dove tutti i musicisti sono impegnati con uno strumento a percussione diretti dalla sapiente guida di Marcault, mentre Vander, microfono in mano, li presenta uno ad uno. I bis con la meravigliosa “Ehn deïss” e con “Earth” chiudono alla grande questo live magnifico e curato alla perfezione dalla Seventh Records, che aggiunge l’ennesimo tassello importante nella storia della musica Zeuhl.
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