|
“A love supreme” è uno degli album più noti di John Coltrane. E sicuramente è un amore supremo quello che Christian Vander nutre, fin dalla tenera età, verso il celebre jazzista statunitense. Ed è grazie a questa incredibile devozione che ha costruito quel mondo musicale favoloso e variegato con la sua creatura più nota, Magma. Da sempre Coltrane è stato il principale astro e punto di riferimento per Vander, che ha già avuto modo di rendergli tributo attraverso citazioni, composizioni a lui dedicate e suonando alcuni highlights del sassofonista con gli Offering e con le sue jazz-band. Ma un album interamente in omaggio a Coltrane mancava, nonostante una simile idea frullasse nella vulcanica mente fin dal 1997, quando un sogno lo illuminò su questo progetto. Dopo quattordici anni assistiamo alla trasformazione del sogno in realtà. Per realizzarlo si avvalso di alcuni fidatissimi collaboratori, tra i quali i cantanti dei Magma Stella Vander, Isabelle Feuillebois e Hervé Aknin, poi Pierre-Michel Sivadier, Frédéric d’Oelsnitz, Simon Goubert e Philippe Dardelle. Anche il breve periodo scelto per la registrazione non è stato lasciato al caso: le session sono iniziate il 17 agosto 2011, corrispondente al giorno della morte di John Coltrane (avvenuta nel 1967) e sono terminate alla mezzanotte del 21 agosto, data in cui si tennero i funerali. Le composizioni su cui ha puntato Vander sono racchiuse tra due “Sonnerie” consistenti in poesie dedicate al sassofonista e declamate su uno sfondo tastieristico dalle connotazioni ambient. Un altro poema, che precede il finale (e registrato “il giorno seguente”) è “L’astre”, in cui Vander parte con un assolo di batteria per poi dedicarsi ad un canto recitato, profondo e spirituale, su note di piano e tastiere. Si susseguono, tra l’introduzione e l’epilogo descritti, una serie di brani molto particolari e chiaramente sentiti, che mostrano le varie anime dell’artista e dalle quali traspare chiaramente quel senso di devozione che si vuole comunicare. I legami con lo zeuhl sono presenti a più riprese, a partire, ad esempio, con “Klameuhr”, in cui si nota la caratteristica della reiterazione dei temi, con gli ossessivi tocchi pianistici che puntellano ripetitivamente una melodia particolare (e aggiungiamo anche che in questo brano il cantato è in kobaiano). A differenza dello zeuhl, però, in questa occasione siamo in una dimensione più intimista: la voce di Vander è accompagnata da quella dimensione corale familiare a chi ascolta i Magma, mentre strumentalmente oltre al pianoforte c’è il Fender Rhodes a creare sottofondi magici e poi percussioni come unico elemento ritmico di accompagnamento. I più attenti frequentatori del mondo Magma riconosceranno sicuramente questo brano, presente spesso nel repertorio live della band e che finora era noto come “Ballade nocturne” o “Wohst Klahmeuhn”. Altro momento che richiama lo zeuhl è rappresentato dall’accoppiata “Messe pour John”/”John Coltrane Sundia”, con i quali Vander rielabora il tema di “Coltrane Sundia” presente sull’album dei Magma “Kohntarkosz” e qui adattato maggiormente al contesto. Nelle altre tracce, invece, si spazia dal jazz in piena libertà, in trio con piano alla guida per “In the dream” e con formazione allargata, con stile offeringiano, per “Definitely”, alla canzone francese con “Coltrane à l’instant”, guidata dalle calde voci di Sivadier e di Stella, fino al breve pezzo per solo contrabbasso “Booth way”. Da notare la curiosità che negli ultimi due brani citati Christian Vander non suona, non canta e non è accreditato nemmeno come compositore! A 44 anni dalla morte di Coltrane, arriva così il massimo tributo che Christian Vander offre al suo idolo. Siamo più vicini a territori battuti con gli Offering o con opere solistiche quali “To love” e “Les cygnes et le corbeaux” (e a tratti anche al gospel) che non ai Magma o al jazz, ma si tratta dell’ennesima opera d’arte vanderiana, attraverso un saggio di rara classe.
|