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La discografia dei Magma ha due capisaldi assoluti che hanno definito la musica zeuhl: “Mekanik destruktiw kommandoh” pubblicato nel 1973 e “Kohntarkosz”, realizzato l’anno successivo. Dei contenuti musicali e concettuali di “Kohntarkosz” ci siamo già occupati sia nella retrospettiva dedicata allo straordinario gruppo francese, sia nella recensione del DVD contenente l’esecuzione della trilogia “Emehntehtt-Re” dal vivo e per approfondimenti vi rimandiamo a questi articoli. Ciò che incuriosisce di questa nuova ristampa, uscita nel 2023 in edizione limitata, è la presenza di una bonus track inedita di oltre mezz’ora, che immortala l’esecuzione della composizione che dà il titolo al disco in un concerto tenuto a Pechino nel 2015 ed è su questa che ci concentreremo. Rispetto all’originale, questa versione si caratterizza innanzitutto per i timbri derivanti dalla strumentazione presente sul palco. Alla devastante base ritmica troviamo la batteria del leader incontrastato Christian Vander e il basso di Philippe Bussonet, che ha raccolto alla grande l’eredità di quel fenomeno di Jannick Top, fondamentale negli anni ’70. Ci sono poi Benoit Alziary al vibrafono (a dire il vero un po’ penalizzato dal mix), James Mac Gaw con la sua chitarra elettrica nervosa, Jérémie Ternoy al piano Fender Rhodes ed il parco cantanti formato da Stella Vander, Isabelle Feuillebois e Hervé Aknin. Il celebre attacco che dà il via alle danze con un’esplosione ritmica che trasmette subito una forte tensione, è un inizio sempre fantastico e prologo di uno sviluppo a dir poco affascinante. A differenza di “Mekanik Destruktiw Kommandoh”, che era un vero e proprio canto di guerra, “Kohntarkosz” presenta un sound più particolare, a tratti molto onirico e misterioso, soprattutto quando i tempi si fanno più rallentati. E queste caratteristiche vengono pienamente a galla anche in questa proposta dal vivo, con diverse situazioni in cui i Magma giocano più sull’atmosfera che sulla veemenza (che comunque non manca). Le peculiarità della musica zeuhl ci sono tutte: accelerazioni che portano a passaggi molto vigorosi, le parti vocali e corali tormentose e rigorosamente in kobaiano e quelle tipiche reiterazioni, sia di temi musicali, sia di strofe ripetute molte volte, che danno quei tratti di ossessività da sempre presenti nella proposta dei Magma. Siamo senza dubbio di fronte ad un arrangiamento che mantiene intatto il fascino di questa straordinaria composizione. Va segnalato anche un frangente importante della performance pechinese, rappresentato dal lungo assolo indemoniato di MacGaw, che con la sua chitarra abrasiva parte dalle note basse e passa man mano e aumentando la velocità di esecuzione a quelle più acute, ottenendo un effetto a dir poco straniante. Si coglie quindi un’ulteriore occasione per celebrare questo musicista venuto a mancare troppo presto, con Vander che lo ricorda affettuosamente nelle note scritte per il libretto di accompagnamento, nelle quali rammenta l’entusiasmo manifestato da James proprio dopo il concerto, contentissimo perché sentiva di aver appena realizzato il suo migliore assolo su un’esecuzione di “Kohntarkosz”. Questa ristampa permette ai fan più accaniti dei Magma di ascoltare una nuova, splendida, versione di questo capolavoro, ma può rappresentare, allo stesso tempo, anche l’occasione per un primo approccio alla band transalpina per chi non si è ancora affacciato in quell’universo zeuhl creato da Vander e compagni oltre cinquanta anni fa.
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