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La band di Kalle Wallner – chitarrista anche nei più noti RPWL – sembra essersi stabilizzata definitivamente. Formazione che vince non si cambia e così vengono confermati i compagni d’avventura del precedente “Liquid live” (2017), registrato pare sotto la pioggia scrosciante. Si tratta di un toccasana per il gruppo tedesco, che nell’arco dei precedenti tre album in studio aveva subito continui avvicendamenti. Peraltro, se in precedenza nell’arco dello stesso lavoro si avvicendavano dietro il microfono più cantanti, adesso l’unico e solo Scott Balaban sembra essere il vocalist più adatto, confermando la sicurezza già mostrata dal vivo, dove occorreva interpretare brani in origine cantati da altri. Il punto, semmai, è che come già detto in occasione di “Liquid live” qua c’è ben poco che riguardi tanto il prog-rock quanto il prog-metal; si tratta sempre e comunque di musica hard and heavy, che magari all’inizio, su “Massive” e sulla title-track, potevano mettere in mostra alcuni controtempi ritmici… risultando comunque troppo poco per poter parlare di genere progressive vero e proprio. Peraltro, dopo un inizio più che discreto in cui Kalle suonava delle veloci note soliste quasi nello stile del compianto Criss Oliva (“ascia” storica dei Savatage), per lunghi tratti ha poi deciso di non mettere più in mostra le proprie capacità tecniche, probabilmente per favorire a suo modo il lavoro d’insieme. Partiture soliste che poi tornano a farsi sentire durante gli episodi più tranquilli, come la ballad “Dark Paradise”, che mostra anche un bel refrain, o dopo la quiete di “Heading For The Stars”. Ma anche sulla conclusiva “The Pulse”, che dura quasi nove minuti e finisce con una lunga coda effettata. A livello compositivo, poi, ci sarebbero da ascoltare anche “In Exile” e “Broken Land”, buon heavy rock teutonico, forse un po’ in odore di vecchi Scorpions. Qualora però si cercasse del prog-rock, di certo questo non è l’album più adatto, nonostante possibili slogan discografici. Come poi già accennato, sarebbe oggettivamente meglio non lesinare sugli assoli chitarristici. Kalle Wallner possiede sia la tecnica che l’inventiva per poter vivacizzare in questo senso le proprie composizioni. Ciò renderebbe giustizia soprattutto nel settore della musica dura, con tracce che ne beneficerebbero senz’altro in vivacità, perché in tale ottica le idee non mancano di certo.
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