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Inutile ripeterlo. Ormai lo sanno tutti che mi piace il rock progressivo duro e preferibilmente strumentale (vedi Liquid Tension Experiment). Inoltre già dalla copertina di questo disco (bella e di tema fantascientifico) saltano all' occhio i musicisti che hanno suonato con Rudess: John Petrucci, Terry Bozzio, Billy Sheenan e il grande Steve Morse. E questo, manco a dirlo, assurge al ruolo di calamita nei miei confronti. Jordan Rudess, per chi non lo sapesse (ma dubito che nel giro del prog ci sia qualcuno che non lo abbia mai sentito nominare), è il tastierista dei Dream Theater, che, seppur migliore e più fantasioso del vecchio Sherinian, ogni tanto ci fa rimpiangere il grandissimo Kevin Moore. Non che non sia bravo, per carità... ma la sua tecnica a mio avviso lascia spesso l'amaro in bocca, come un qualcosa che è andato sprecato. Nel progetto Liquid Tension il nostro aveva fatto la sua figura ma pur sempre in secondo piano ai mostri sacri Levin, Portnoy e Petrucci. In questo disco Rudess (che ha all'attivo altri dischi solisti e in progetti paralleli) si ritaglia dei siparietti musicali a suo uso e consumo con l'apporto di ospiti illustri. Quello più sprecato appare Terry Bozzio, poiché la batteria è stata veramente registrata male (bassa e con pochi effetti). Strano, poiché la Magna Carta è abituata a stampare ottime registrazioni...
Comunque torniamo alla musica: ci sono molti pezzi veramente epici e keyboard-oriented, come la lunga "Quantum soup", che rischiano di impastarci la bocca con suoni elettronici futuristici, passaggi di stile neoclassico che ci stanno come il cavolo a merenda, e una freddezza di fondo imbarazzante. Ci sono anche dei pezzi per solo pianoforte dove Jordan fa vedere che ha le palle (insomma...) ma il resto, fatti tutti i conti, è un insieme di tastiere bombastiche (alla giapponese per intenderci) che ascia fin troppo poco spazio agli assolo di Morse e di Petrucci. Mah... mi sembra che questo lavoro sia troppo pieno di tecnica, di tecnologia e... di poca sostanza.
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