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Ho sempre apprezzato tutto quanto sia stato connesso con Stefan Dimle e Reine Fiske, entrambi ex componenti di Landberk e Morte Macabre; adesso sono tornati come parte del nuovo progetto Paatos. Quando ho ascoltato per la prima volta questo loro cd di debutto sono rimasto molto dubbioso: le prime quattro canzoni sono riconducibili al suono e alla musica dei Landberk, ma l'ultima traccia "Quits", che dura 12'17", mi è ancora difficile da digerire, pur dopo numerosi ascolti. Si tratta di una caotica canzone drum&bass mista ad avanguardia e jazz-rock, comprendente anche sassofono, tromba e trombone. Il resto dell'album è comparabile ai Landberk in varie maniere, con delicate parti di Mellotron, malinconie nordiche e la chiara ed inconfondibile chitarra di Reine. Le influenze sembrano annoverare anche nomi come Björk, Portishead, Sigur Ros e Sugarcubes. Molte delle differenze risiedono nel bel cantato di Petronella Nettermalm. In definitiva si tratta comunque di un album piuttosto vario; se non fosse stato per "Quits" gli avrei dato il massimo dei voti ma, dato che questa canzone rappresenta in sostanza un quinto dell'album ed un terzo del tempo totale, non potrei dare più di 8 a "Timeloss"... ma forse sono io ad essere troppo conservatore. "Hypnotique", "Téa" e "They are Beautiful" da sole rendono comunque quest'album meritevole di attenzione per i fans dei Landberk e del Prog svedese in genere.
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