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Ho esitato molto a scrivere questa recensione perché… non so cosa dire! Dico la verità: la prima volta che ho ascoltato questo CD mi sono addormentato, il secondo ascolto mi ha invece entusiasmato. Questo gruppo svedese inaugura le nuove produzioni della Laser's Edge, finora specializzata in ristampe. In effetti quest'opera ha il suono e la bellezza di una ristampa, di un disco perduto nei meandri degli anni '70, recentemente valorizzato e riscoperto come già in innumerevoli casi è successo ultimamente. Invece no, il gruppo è attuale, attualissimo. Sembra impossibile che oggidì qualcuno utilizzi così massicciamente Mellotron, Hammond e accordino e che, soprattutto, produca un album così concettuale, così dal suono ‘70s… verrebbe voglia di prendere il primo aereo per la Svezia ed andare a ringraziarli di persona. Occhio comunque agli equivoci: tutti coloro che fanno delle sonorità new-prog il proprio credo, che amano i ritmi movimentati, magari un po' heavy, sono invitati a risparmiare i soldi per questo CD che però, d'altra parte, potrebbe far loro risparmiare in tranquillanti. "Lonely land" ha al tempo stesso la freddezza della terra d'origine dei musicisti ed il confortante tepore di sonorità calde, senza eccessivi artifici, di atmosfere ricercate ed oniriche. In questo senso il top è raggiunto con "Song grom Kellsedet", un pezzo quasi acustico cui, per contrasto, è affiancata la cover di "No more white horses" dei T.2, il pezzo più movimentato dell'album che comunque non rinnega il tono generale. Lo spazio è tiranno, ma lasciatemi dire che una delle proposte più innovative di quest'ultimo periodo viene proprio dal gruppo più retrogrado.
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