|
....e il cerchio si chiude. Forse nessuno si sarebbe potuto attendere un lavoro di questo tipo. Dopo un debutto intimista e surreale ("Lonely land") ed una seconda produzione improntata alla ricerca sonora e cromatica ("One man tell's another"), molti pensavano che il grande gruppo svedese avrebbe scelto un orientamento musicale definitivo: mellotron o sperimentazione? Ebbene, la risposta ci viene fornita da questa terza e avvolgente proposta; tutti e due! La musica dei Landberk prosegue sui binari sonici tracciati da "One man.,.". Le partiture sono semplici, dirette, ricche di calore e di colore, drammatiche, solari, cariche di pathos. Ma la melodia come per incanto si riallaccia, quasi disperatamente, alle potenti e nel contempo delicate liriche di brani quali "Waltz of the dark riddle", "Pray for me now" e "Lonely land". Un canto epico, angosciante ma gioioso, tempestato da piogge mellotroniche e sorretto da una ritmica pulsante ed efficace. L'atmosfera densa di note e corposi accordi, viene lacerata dall'urlo sofferto ed emozionante della divina chitarra di Reine Fiske. E' un'opera che non aggredisce ma si lascia ascoltare e riascoltare. E' sognante, paralizzante, rassicurante. I Landberk non potevano deluderci e così è stato. Un bel disco, certamente all'altezza dei due precedenti. Immersi nel sound del gruppo, vi lasciamo con un loro messaggio. "Welcome to our world. Welcome slightly..."
|