|
Dietro questo nome nuovo della scena progressiva italiana troviamo Agostino Macor, abile tastierista fattosi apprezzare negli anni recenti con la Maschera di Cera. Coadiuvato da altri musicisti dell'area Finisterre (presenti, tra gli altri, anche Fabio Zuffanti e Stefano Marelli), Macor è autore e arrangiatore di tutti i pezzi presenti sull'album e, oltre a confermare le sue qualità esecutive, dimostra anche una duttilità notevole, impegnandosi in una proposta che si muove ai margini del progressive, ma ricchissima di sviluppi interessanti. Chi si aspetta un lavoro pregno di romanticismo o di richiami sinfonici, si ricrederà, infatti, già dopo poche note della traccia d'apertura "Intro", caratterizzata da quasi un minuto di un delicato jazz dal sapore mediterraneo e guidato dal piano. Ed è proprio un jazz-rock d'atmosfera il leit motiv dell'album: banditi tecnicismi e maestosità, il piano si lancia spesso in melodie vellutate e si ritrova ad incrociarsi con violino e violoncello in composizioni di un'eleganza sopraffina, con, in più, qualche accenno di world-music (splendidi gli oltre nove minuti di "Il destino di Haghia Sofia", che in alcuni frangenti richiamano il Perigeo). Qua e là si può ascoltare qualcosa che riporta alla mente gli episodi migliori di "In ogni luogo" dei Finisterre e non mancano situazioni più particolari come "La bussola", un minuto di tranquillità guidato dagli archi, il solo piano à la Bill Evans di "La lama", le sonorità elettroniche de "Il cannocchiale", alcuni sparuti accenni di folk e qualche inserimento di mellotron che dona ulteriore calore alle già avvolgenti composizioni. In definitiva, il progetto Zaal esordisce con un lavoro di grande qualità, ispirato dal cuore e che, mantenendosi ben distante dal prog canonico (se esiste un prog canonico...) affascina per la sua morbidezza e spontaneità.
|