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Il secondo album del dopo-Morse sembra presentare il nuovo corso degli Spock's Beard; il precedente "Feel euphoria" in effetti sembrava ancora molto ancorato agli album che l'avevano preceduto, pur in assenza della mente ipercreativa di Neal Morse stesso. "Octane" presenta pochi elementi comuni al passato della band, pur comprendendo sempre gli stessi musicisti i quali, giocoforza, si sono dovuti spartire l'onere creativo. Particolarmente incisivo pare essere stato in questa circostanza l'apporto del batterista Dave Meros, che affianca alle pelli il novello Collins Nick D'Virgilio (la cui voce sembra ulteriormente migliorata peraltro). La tendenza degli ultimi album di tenere il piede in due scarpe sembra essere stata abbandonata: non più un album diviso in due parti più o meno distinte, una per compiacere i proggers e l'altra costituita da un più robusto rock americano. "Octane", pur nelle sue variazioni e cambi d'atmosfera, è senz'altro un album più unitario e compatto che si snoda secondo dei fili logici perfettamente comprensibili, lasciando spazio a momenti melodici ma altresì concedendosi a sfuriate di notevole intensità, con arrangiamenti talvolta molto particolari che sorprendono l'ascoltatore e possono far perdere la bussola all'interno del brano (ma qui vale il consiglio classico: ascoltare più volte per apprezzare), con variazioni d'atmosfera anche nette da un minuto all'altro. Forse gli Spock's Beard sono sempre meno un gruppo Progressive ma bisogna dire che stanno diventando sempre più un buon gruppo che sappia concretizzare le risorse tecniche che da sempre si trova a disposizione. I brani d'atmosfera sono preponderanti sul totale dei 12 presenti ma, come detto, talvolta è difficile fare una netta divisione a causa delle molte variazioni presenti all'interno dei brani stessi (e "Of the beauty of it all" è uno splendido esempio di ciò, con un finale sinfonico da brividi). Un buon album che certamente non rivaluterà il gruppo alle orecchie di chi se lo era reso insopportabile, ma che riesce a dare una nuova freschezza ad un gruppo che sembrava essersi infognato in una formula divenuta piuttosto stantia.
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