|
Il peccato originale degli Spocks, volenti o nolenti, è quesllo di essere stati etichettati in origine come la miglior Prog band americana degli ultimi 20 anni. La verità, adesso, dopo cinque album possiamo avvicinarci ad essa con minor approssimazione, è che si tratta di un'ottima rock band, formata da ottimi musicisti e in cui il Progressive è solo uno dei generi di riferimento (per gli altri si può parlare di Beatles, AOR, mainstream...). Presi in quest'ottica, che essi stessi però avrebbero dovuto propagandare, gli Spock's Beard possono riguadagnare quanto perso agli occhi e alle orecchie di molti puristi che pur magari apprezzarono il primo album, che, non a caso, uscì per l'etichetta Syn-Phonic, e che li hanno abbandonati ai primi segni di fruibilità della loro musica; basta non aspettarsi più di questo, punto e basta. Detto ciò occorre dire che questo nuovo album in studio fa riguadagnare loro alcune posizioni dopo i due precedenti lavori abbastanza deludenti. Si tratta principalmente delle due suite qui incluse, dato che da sole ci impegnano per 43 minuti, ma anche dei brani brevi "Revelation" e "Thoughts II", mentre per i due restanti titoli si può parlare di potenziali hit-singles (vedi il cappello iniziale). Tornando alle suite, non aspettatevi un'altra "The light", magari illusi dalla volontà del gruppo di tornare su atmosfere degli inizi (vedi appunto la già citata "Thoughts II"); si tratta di brani lunghi, più che suite vere e proprie, abbastanza lineari, senza grosse prese di posizione sperimentalistiche (tranne per qualcosa di "At the end of the day", la prima delle due), ma in grado di instaurar da subito un feeling con l'ascoltatore. In sostanza un buon album, gradevole e sufficientemente creativo.
|