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RYO OKUMOTO Coming through InsideOut 2002 USA

I musicisti di casa Spock's Beard sono di una produttività impressionante. Non bastavano gli ultimi cd del gruppo padre (addirittura doppio), nonché i lavori solistici di Neal Morse e di Nick D'Virgilio. Adesso anche il tastierista (addetto perlopiù all'organo Hammond e al Mellotron) Ryo Okumoto se ne esce con un disco tutto suo, che lascia trasparire ancor più che nei lavori solo di Morse e D'Virgilio, un amore per la musica difficile. In particolar modo per il rock progressivo, ma anche per il jazz, la fusion e... la dance!
Proprio con un brano a metà strada tra fusion e jazz si apre il disco, e già sono scintille! Sette minuti di potenza sonora e tecnica sopraffina ci annientano le orecchie! E il titolo non può essere che altrettanto distruttivo: "Godzilla vs. King Ghidarah". Si prosegue con un pezzo di stile Beard, con strofa quasi rappata e ritornello coinvolgente. Si passa poi a un brano che può ricordare "Squonk" dei Genesis, ma la musica non si ferma qua, anzi! E' il momento di "Highway roller" che può ricordare in qualche modo i Bee Gees e che vi farà muovere il piedino senza che ve ne accorgiate! Il rock progressivo vero e proprio arriva con "Close enough", vera e propria suite di 19 minuti scritta e cantata da Neal Morse. In questo pezzo è molto presente lo stile Beard (d'altronde è lo stile di Morse!), che si può ritrovare ampiamente anche alla voce Transatlantic.In questo brano le parti strumentali dedicate a Ryo sono presenti in modo molto maggiore che in ogni disco degli Spock's, quindi si può apprezzare al meglio la bravura del tastierista, non solo all'organo o al mellotron, ma anche in tutta una serie di synth analogici e digitali. Davvero bravo! Chiude infine il disco uno stupendo brano d'atmosfera ("The imperial"), che sembra non partire mai e che si chiude su se stesso con degli accordi e con una melodia per niente scontati.
In definitiva ci troviamo davanti a un disco variegato, pieno zeppo di citazioni e di richiami a stili del passato e del presente. Il fatto è che un disco come questo non può venire a noia nemmeno per un istante perché ogni nota è indipendente dalla precedente, e alla fine vince la curiosità di riascoltarlo da capo. Un lavoro coi fiocchi, di grande musica. Per tutti, senza distinzione di gusti.

 

Marco Lastri

Collegamenti ad altre recensioni

SPOCK'S BEARD The light 1995 
SPOCK'S BEARD Beware of darkness 1996 
SPOCK'S BEARD The official live bootleg 1996 
SPOCK'S BEARD The kindness of strangers 1997 
SPOCK'S BEARD From the vault 1998 
SPOCK'S BEARD Day for night 1999 
SPOCK'S BEARD Don't try this at home 2000 
SPOCK'S BEARD V 2000 
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SPOCK'S BEARD Octane 2005 
SPOCK'S BEARD Spock's beard 2006 
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