|
I musicisti di casa Spock's Beard sono di una produttività impressionante. Non bastavano gli ultimi cd del gruppo padre (addirittura doppio), nonché i lavori solistici di Neal Morse e di Nick D'Virgilio. Adesso anche il tastierista (addetto perlopiù all'organo Hammond e al Mellotron) Ryo Okumoto se ne esce con un disco tutto suo, che lascia trasparire ancor più che nei lavori solo di Morse e D'Virgilio, un amore per la musica difficile. In particolar modo per il rock progressivo, ma anche per il jazz, la fusion e... la dance!
Proprio con un brano a metà strada tra fusion e jazz si apre il disco, e già sono scintille! Sette minuti di potenza sonora e tecnica sopraffina ci annientano le orecchie! E il titolo non può essere che altrettanto distruttivo: "Godzilla vs. King Ghidarah". Si prosegue con un pezzo di stile Beard, con strofa quasi rappata e ritornello coinvolgente. Si passa poi a un brano che può ricordare "Squonk" dei Genesis, ma la musica non si ferma qua, anzi! E' il momento di "Highway roller" che può ricordare in qualche modo i Bee Gees e che vi farà muovere il piedino senza che ve ne accorgiate! Il rock progressivo vero e proprio arriva con "Close enough", vera e propria suite di 19 minuti scritta e cantata da Neal Morse. In questo pezzo è molto presente lo stile Beard (d'altronde è lo stile di Morse!), che si può ritrovare ampiamente anche alla voce Transatlantic.In questo brano le parti strumentali dedicate a Ryo sono presenti in modo molto maggiore che in ogni disco degli Spock's, quindi si può apprezzare al meglio la bravura del tastierista, non solo all'organo o al mellotron, ma anche in tutta una serie di synth analogici e digitali. Davvero bravo! Chiude infine il disco uno stupendo brano d'atmosfera ("The imperial"), che sembra non partire mai e che si chiude su se stesso con degli accordi e con una melodia per niente scontati.
In definitiva ci troviamo davanti a un disco variegato, pieno zeppo di citazioni e di richiami a stili del passato e del presente. Il fatto è che un disco come questo non può venire a noia nemmeno per un istante perché ogni nota è indipendente dalla precedente, e alla fine vince la curiosità di riascoltarlo da capo. Un lavoro coi fiocchi, di grande musica. Per tutti, senza distinzione di gusti.
|