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TUSMØRKE |
Leker for barn, ritualer for voksne |
Karisma Records |
2019 |
NOR |
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I Tusmørke ci hanno abituati a scelte stilistiche insolite, come testimoniato da “Fjernsyn I Farver” (2018), bizzarria a tinte hard psichedeliche, oppure da “Bydyra” (2017), insolito concept folkish dedicato all'infanzia che vedeva la partecipazione di un coro di bambini. Nessuna sorpresa quindi se questo album non riporta i nostri eroi nella carreggiata della musica colta ma si proietta stilisticamente proprio verso l'appena citato “Bydyra”. Il nuovo materiale si basa su due musical intitolati “The Bridge to the other Side” e “The Root of all Evil” pensati per un pubblico di giovani spettatori. L'impianto musicale si basa su canzoni tradizionali norvegesi per l'infanzia mescolate a materiale inedito realizzato per l'occasione in una formula che tendenzialmente possa incontrare i gusti di grandi e piccoli, come il titolo stesso, che in italiano significa “giocattoli per bambini e rituali per adulti”, suggerisce. Ancora una volta interviene un coro di bambini le cui voci candide si mescolano a quelle in realtà poco rassicuranti dei fratelli Momrak, Benediktator e Krizla. Sul piano strumentale il gruppo, completato come sappiamo dai due Wobbler Lars Fredrik Frøislie alle tastiere e Martin Nordrum Kneppen alla batteria, impiega come di consueto un arsenale strumentale ricco di synth vintage, forse addirittura sovradosato se rapportato agli intenti e all'essenza di quest'opera, e tantissime altre amenità fra maracas, campanacci, flauti marimbe e Theremin. Ma sta proprio qui secondo me l'elemento più interessante. Le 16 brevissime tracce che accompagneranno questo ascolto bislacco e spensierato sono, come giusto, inondate da tematiche e motivi infantili rimarcati dall'intensivo apporto corale dei bambini, ma qua e là fioriscono inconsuete aperture sinfoniche con arricchimenti tastieristici ed arrangiamenti particolari, richiami alla musica antica, contaminazioni psichedeliche ed elettroniche che rendono quest'opera come una specie di esotica isola dei tesori da perlustrare con animo curioso e disimpegnato in cerca di qualche chincaglieria. Ascoltate ad esempio “Bjørnen Sover”, graziosamente scandita dal ticchettio di un orologio e da monotone cantilene ma che al tempo stesso sfoggia linee melodiche inconsuete che la fanno somigliare ad una specie di bolero sbilenco. Notate ancora le colate di Mellotron che inondano “Sjubidubidu Sju”, una strampalata danza folk funky che non vi lascerà indifferenti, nel bene o nel male, o lo spettrale Theremin di “Velkommen til Hades”. Il folk è il pilastro principale su cui poggia questo album con ritmi e cantilene che credo siano riconosciuti come familiari dal pubblico norvegese e spesso vengono scelte tonalità acustiche che finiscono col prevalere in diverse occasioni su quelle elettriche. Fra gli episodi meglio riusciti in tal senso cito la scanzonata e psichedelica traccia di apertura “Bro bro brille”. Molto simpaticamente viene specificato che nessuno di coloro che hanno preso parte o assistito alla realizzazione ed esecuzione di queste canzoni ha ben capito cosa il gruppo stesse facendo e credo che ciò potrebbe rivelarsi come veritiero anche per coloro che si imbatteranno nell'ascolto di questo album che potrebbe essere visto come l’eroico tentativo di far avvicinare i bambini alla musica dei Tusmørke con risultati tutti da verificare. Va da sé che l’ascolto dell’opera (disponibile sia su CD che su vinile con un ricco booklet a corredo contenente tutti i testi) può essere consigliato ai fan del gruppo, agli appassionati di folk nordico e agli amanti della musica per l’infanzia e scommetto che i rappresentanti di tutte queste categorie avranno in ogni caso qualcosa da obiettare a meno che non siano dotati di un forte spirito dell’umorismo.
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Jessica Attene
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