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Da quando, nel 1994, i Cast esordirono con "Landing in a serious mind", la band messicana è riuscita a realizzare non meno di un album all'anno, divenendo così una delle più prolifiche della storia recente del progressive. Questa produttività continua dipende anche dal fatto che i Cast erano attivi già alla fine degli anni '70 e, col passare del tempo, hanno composto una quantità di materiale enorme, che non hanno mai esitato, pian piano, a pubblicare. Il lavoro del 2002, dal titolo "Infinity", è un altro di quei cd che incorpora brani registrati nel corso di varie sessions, ma rimasti inediti finora. Si avverte, perciò, una certa disomogeneità nelle composizioni, eppure resta innegabile una qualità ben più che sufficiente nell'ormai consolidato rock sinfonico che propongono i messicani. Soprattutto le tracce di lunghezza maggiore dimostrano come Vidales e compagni si trovino a loro agio con le durate più estese ed è sempre abbastanza piacevole ascoltare le evoluzioni tastieristiche del leader. Non si può inquadrare "Infinity" come album da non lasciarsi sfuggire, né di una delle migliori prove della band; ma probabilmente i molti amanti del prog più sinfonico che considerano i Cast una sicurezza non rimarranno delusi da questo lavoro.
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