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Una recensione di un CD dei CAST è divenuta oramai una costante per ogni numero di Arlequins, dato che questo gruppo messicano ne ha sfornati 5 nel volgere di meno di due anni. La ragione di questa prolificità, come ho già avuto modo di spiegare, è l'enorme quantità di materiale che il gruppo aveva registrato negli oltre 10 anni della sua, fino a poco tempo fa, infruttuosa vita. "Endless signs" rappresenta l'album della svolta definitiva, contenendo per la sua interezza materiale composto e registrato nel corso del 1995, con una formazione divenuta oramai stabile. Il presente CD offre una musica pur sempre incanalata su binari tipici di un Prog di stampo anglosassone, ma al contempo rifugge certe melodie di facile assimilazione, ancor più che sui precedenti lavori. E' difficile trovare parole nuove per questo gruppo, a così piccola distanza di tempo dall'ultima volta in cui ne ho parlato, ma parlando in generale posso dire che i suoi cinque lavori sono tutti più o meno omogenei, con una maturità maggiore per gli ultimi, ovviamente; devo tuttavia indicare come il top della produzione dei CAST il precedente "Four aces". "Endless signs" non è brutto, intendiamoci: è solo che, come ho detto in precedenza, non ci sono molte melodie da ricordare in esso; ciò comporta come fatto positivo l'assenza di composizioni banalotte e easy, dall'altra quel minimo di freddezza che possono provocare nell'ascoltatore queste 8 tracce. Beh, insomma... pochi giri di parole: sto solo dicendo che questo CD è un po' inferiore al precedente. Va di certo ascoltato con attenzione per non perdere il filo delle articolate composizioni (5 delle quali superano gli 8 minuti), anche perché esse sono praticamente legate l'un l'altra. Difficile dire quale spicchi di più in mezzo alle altre: non male i 14 minuti della title-track, ma le medio-lunghe "Hidden poems" e "Nostrabamos" offrono secondo me spunti più interessanti, anche se comunque tutto l'album è piuttosto compatto, come dicevo. Un buon album, in definitiva, via...
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