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Così elegante e cristallino nei suoni e pregevole nel lavoro di produzione, questo debutto discografico non poteva che celare il tocco sapiente di Steve Babb e Fred Schendel dei più noti Glass Hammer. I due artisti, esperti nel maneggiare, limare e smerigliare suoni ed atmosfere, hanno messo la loro arte di musicisti e produttori al servizio della leggiadra voce di Laura Lindstrom. La cantante, dal timbro ammaliante ed evocativo, intona languide e malinconiche nenie dal sapore celtico che non sarebbero affatto fuori luogo in album dei Capercaillie. Ma non stiamo parlando di folk celtico: l'impronta folk è evidente, ma i suoni, delicati e perfetti, ci riportano per molti aspetti al prog sinfonico dei Glass Hammer che si percepisce come le gocce di rugiada che rilucono delicatamente su una distesa verde abbracciata dalla nebbia sottile di un mattino irlandese. Niente suoni maestosi quindi ma un insieme vibrante e particolareggiato che solletica l'anima e la mente attraverso delicati e variegati stimoli percettivi. Nella delicatezza delle composizioni il suono può essere scomposto in molteplici elementi fra le note degli archi usati a profusione (a cura dell'Adonia String Trio), della chitarra acustica diffusamente presente, del pianoforte, del mellotron e dei più consueti strumenti elettrici, fino ai piccoli loop elettronici collocati ad arte. L'insieme è carezzevole e gradevole all'ascolto, fresco e leggero come una fine pioggerella estiva, con orchestrazioni che si fanno più avvolgenti (ma mai esuberanti) nei momenti di pathos. Tutti gli arrangiamenti sono di Schendel: basta evidenziare questo per rendersi conto della squisita fattura dell'insieme sonoro. Fra le altre sorprese che si annidano in questo gioiellino troviamo Terry Clouse dei Somnambulist al basso, in un insolito contesto romantico. Forse non si tratta di nulla più che un raffinato pop sinfonico che comunque non dispiacerà affatto agli estimatori del gruppo di Chattanooga e, più in generale, dei suoni melodici e romantici.
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