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Ne è passata di acqua sotto i ponti da quando, nel 1994, il progetto Glass Hammer del duo Steve Babb-Fred Schendel esordiva con "Journey of the Dunadan". Amanti della letteratura fantasy e del maestro Tolkien in particolare, questi due musicisti hanno portato avanti la loro carriera musicale con i Glass Hammer attraverso un prog romantico di buona fattura, ricco di spunti in stile Camel, che cerca di trasportare in musica scenari immaginifici. Se si eccettua il divertissement, se così si può definire, tentato con "The Middle Earth Album", Babb e Schendel hanno quindi sempre proposto un progressive dalle atmosfere fiabesche, rilassato ed estremamente gradevole all'ascolto. Con il nuovo parto "Lex Rex" i Glass Hammer ci ripropongono nuovamente simili sonorità, anche se stavolta sono orientate leggermente più verso lo Yes-sound, attraverso una serie di brani coinvolgenti e suggestivi. Come sempre, sono soprattutto le lunghe situazioni strumentali con le tastiere in primo piano ad affascinare, veri e propri momenti trainanti di composizioni molto raffinate e fantasiose, che mostrano l'abilità dei musicisti a creare sfondi magici e sempre seducenti. Le ottime dinamiche, che alternano frangenti particolarmente epici e fraseggi più pacati e a volte appena sussurrati, non fanno che aumentare il trasporto ed il piacere dell'ascolto. Accompagnati da ospiti che fanno un buon lavoro alternandosi alle parti vocali e alle esecuzioni chitarristiche, Babb e Schendel si ripresentano in gran forma ed ispirati come non mai, facendo si che "Lex Rex" possa essere considerato il loro miglior disco insieme a quell'altro gioiellino intitolato "Perelandra".
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