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Il sesto album (più il "Live and revived") dei Glass Hammer segna un ennesimo cambiamento nella tendenza musicale del duo Babb/Schendel (che suonano tutti gli strumenti e si occupano del cantato, con l'occasionale presenza di un paio di altri cantanti) e un ritorno ad atmosfere più tipicamente Prog sinfoniche, con un forte utilizzo di tastiere vintage (Hammond, Mellotron e organo a canne) ed atmosfere che si situano in bilico tra il Prog anni '70 e le sonorità più simili a Yes o Echolyn. Si tratta di un concept album che così viene descritto: "La storia di un soldato romano, assillato da dèi e divinità, attirato in una sfida per qualcosa di irraggiungibile, qualcosa di potente ed allettante. Lui la chiama gloria e ne ricerca la fonte. La sua ricerca lo porta dalle battaglie barbariche nelle fredde foreste dell'antica Europa fino ai templi di Roma infestati dai demoni, fino alle braccia di Afrodite. Ma questa è solo la prima parte di un epico racconto!". "Lex rex" in effetti è un gran bel lavoro, delicato ma potente, ricco di melodia ed atmosfere complesse che si dipanano in maniera naturale, senza forzature, equilibrato e mai artificioso, dominato dalle tastiere ma non in modo stucchevole. I cliché del Prog sinfonico sono lì, senza dubbio, né i due volevano dare alla luce qualcosa di innovativo (non è mai stato nelle loro intenzioni nemmeno nei lavori precedenti) bensì un album divertente che riconciliasse col rock sinfonico e l'intento sembra perfettamente raggiunto. Le composizioni, specie nella prima parte del cd, si presentano ottimamente e si adattano l'un l'altra dando vita ad un corpo unico che può evitarci di isolare i singoli brani, accomunati dalle belle armonie che ci fanno avvicinare quest'album ai grandi del Progressive.
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