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La band Americana scrive l’ottavo capitolo di una lunga avventura iniziata esattamente dieci anni fa con gli incerti passi di “Journey of the Dunadan". Chi ama la cristallina e magniloquente musica di questo gruppo accoglierà a braccia aperte questa nuova fatica composta da cinque lunghe tracce: si tratta infatti di un album splendidamente realizzato in cui le qualità dei Glass Hammer risaltano vividamente. Godiamo ancora una volta di un progressive sinfonico, melodico, dai suoni affilati e trasparenti, impreziosito da drappeggi tastieristici baroccheggianti e maestosi che tradiscono una certa passione per gli Yes (che finisce per essere esplicitamente rivendicata dalle note de ”L’uccello di fuoco” di Stravinsky sussurrate mentre “Longer”, la cover di Daniel Fogelberg, si va spegnendo), manierismi classicheggianti (espliciti nel delicato minuetto che apre la suite conclusiva “Behind Great Beyond”), intrecci vocali delicati e densi di sentimento. Questo nuovo album vede infatti uno sviluppo più accurato delle tracce vocali ed in questo senso “Run Lisette”, in cui tre voci soliste maschili e femminili intrecciano i loro canti creando dei ricami morbidi e raffinati, è un vero gioiello. Uno degli aspetti più affascinanti della musica dei Glass Hammer riguarda sicuramente le atmosfere morbide ed avvolgenti che, come il nome stesso della band sembra suggerire, appaiono delicate e potenti allo stesso tempo. Un’altra particolarità riguarda poi l’uso del violino che a tratti ricorda inconfondibilmente i Kansas di “Point o Know Return” (ascoltate ad esempio la già citata suite di chiusura che al dodicesimo minuto ci regala una citazione abbastanza esplicita). E’ infine da ammirare la ricerca quasi maniacale di precise qualità e timbriche sonore che possano sottolineare alla perfezione i diversi stati d’animo che si alternano nello scorrere dei minuti. A tal fine il gruppo, dotato di una spiccata sensibilità estetica, utilizza un ampio dispiegamento di strumenti che include un vasto assortimento di tastiere, dal Mellotron fino all’organo a canne. L’album rappresenta in conclusione un decisivo passo in avanti rispetto al discreto “Lex Rex” già apprezzato dagli appassionati del gruppo.
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