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Album dopo album, i Tangent si sono sempre più affermati come un progetto guidato da Andy Tillison, cui si contornano di volta in volta vari musicisti convitati. La componente Flower Kings, anche dopo la scomparsa di Roine Stolt dalla line-up, è sempre molto presente, dato che anche in questo nuovo album troviamo Jonas Reingold e Jaime Salazar, bassista ed ex batterista della band svedese. Oltre ad essi, ritroviamo Guy Manning, Krister Jonsson (che ha suonato assieme a Reingold nei Karmakanic) ed il pianista Sam Baine; partecipa invece per la prima volta a questo progetto il fiatista jazz Theo Travis. Questo terzo album in studio ritrova quindi alcune componenti jazz-rock e canterburyane che avevamo apprezzato nel primo lavoro ma che erano state perse nei successivi, più ordinari, album. Ma i connotati principali parlano ancora di una sorta di omaggio ai grandi del Prog anni '70, forse lasciando un po' più da una parte i Genesis stavolta, in favore di Camel, El&P e Caravan. Ovvio che, con queste premesse, non si può parlare di originalità e suoni identificabili; nonostante ciò, e nonostante le continue variazioni di organico che The Tangent ha subito nel corso della sua pur breve vita, c'è da dire tuttavia che una certa unitarietà di fondo è ancora avvertibile e la musica che troviamo è pur sempre riconoscibile a grandi linee. La mente principale dietro a tutto quanto è sempre quella di Tillison, anche se in ogni album gli altri musicisti hanno offerto il proprio contributo in maniera incisiva e spesso decisiva.
L'album consta di 7 tracce, tra cui spiccano sicuramente due brani che sforano i 20 minuti, una costante questa anche in tutta la produzione precedente, ed altri che comunque hanno minutaggi vicini ai 10 minuti; si distingue quindi tra tutti la chicca prettamente canterburyana "DIY surgery", caratterizzata da un bell'assolo di Travis che vorrebbe andare oltre i miseri 2 minuti e 17 di durata della traccia. Bella l'apertura di "In earnest", una delle tracce lunghe di cui si parlava, anche se un po' anonima, sicuramente più energico il prosieguo: indubbiamente brani come "GPS culture" e "Follow your leaders" (forse il top di quest'album?) offrono momenti di musica interessanti in cui l'eclettismo e l'affiatamento (incredibile ma vero) di questa formazione offre il meglio di sé. Senza dubbio positivo il contributo di Travis nei suoi interventi, mai indiscreti né invadenti, ma mi piace anche sottolineare la diversa sensibilità ed attitudine di Salazar rispetto al suo predecessore Zoltan Csörsz (che invece nei Flower Kings ha preso il suo posto). OK… dimentichiamo velocemente il funky discotecaro (sembra di ascoltare i Santa Esmeralda!) di "The Sun in my eyes"… tanto dura poco meno di 4 minuti, e tuffiamoci nella title-track, 25 minuti di epicità che chiudono il CD, alternante momenti caratterizzate da ampie melodie sinfoniche a spunti funky e jazzati e grandi parti di organo. L'ascolto non si chiude qui tuttavia: la special editino include un bonus CD con altri 6 brani, tra cui inediti (sempre relativi a questa formazione) e versioni alternative. Non si tratta di niente di imperdibile, ad ogni modo. Il giudizio finale su quest'album è senza dubbio positivo: se The Tangent si stavano un po' adagiando su un sound sempre meno avventuroso e caratterizzato da un Prog sinfonico gradevole, ma già sentito migliaia di volte, la classe e la peculiarità di questo progetto, e dei musicisti coinvolti, si fa nuovamente sentire con questo nuovo lavoro in cui la piacevolezza dell'ascolto si mantiene quasi per tutta la durata a braccetto con una musica di buona qualità.
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