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E così questa costola dei Flower Kings è arrivata al terzo episodio, già considerato a gran voce il loro migliore e una delle perle del 2008. Vediamo di fare chiarezza. Jonas Reingold ipertecnico bassista dei Flower Kings ha sempre definito questo suo prodotto come nato ai soli fini di divertimento. Nei primi due dischi alti e bassi, momenti di buona ispirazione uniti ad altri decisamente insulsi o quantomeno ripetitivi di temi già ampiamente sfruttati. Per questo terzo lavoro Reingold ha riunito la solita ottima manciata di musicisti: il fedele Zoltan Csorsz alla batteria, Lalle Larsson alle tastiere, Krister Jonsson alle chitarre e il notevole vocalist Göran Edman, già nel precedente e con la band di Malmsteen. Il risultato è per un lavoro di prog romantico, classico, qui e là macchiato di jazz fusion, ricco in parti melodiche e soliste e dai brevissimi e rari attacchi prog metal. Come spesso, ormai, accade l’apertura del disco è affidata alla suite “Send A Message From The Heart” si avvia con la tenera voce di Alex, figlioletto di Jonas, il brano poi si sviluppa sulle solite ampie variazioni tematiche suonate strabene, ma che lasciano sempre quel po’ di sapore di poca utilità, nonostante la grande prova di Edman e di Larsson. “Let In Hollywood” è un brano particolare, tanto per far capire lo stile provate a pensare agli Wham di George Michael e ai Kestrel assieme, su un tempo dispari di 7/8 con un risultato di synth pop/prog/soul/funky, a parte tutto tra le cose più interessanti del disco, pur nella sua orecchiabilità e grazie ad un ottimo assolo di synth prima della chiusura. La title track, oltre 13 minuti di cambi d’atmosfera, ritmiche complesse, accenni di prog metal, solita voce e cori di gran levatura, tra temi cupi e aperture più ariose. Anche qui cose apparentemente positive, ma in effetti che sanno troppo di aria viziata, di stantio e, soprattutto, di poco senso prog. Altre due tracce di 10 e 8 minuti vanno a chiudere il disco. La prima “Two Blocks From The Edge” è molto Flower Kings, decisamente più rock che prog e vede il supporto di Theo Travis al sax. La seconda “Eternally Part. I e II” è essenzialmente basata sulla drammatica atmosfera nata dall’ottimo pianoforte della prima parte e dalla fisarmonica di Lelo Nika nella seconda parte che ben si fonde con voce, ritmica soffusa dal vago sapore di tango, clima molto teso e coinvolgente per una chiusura che alza il livello del disco al 6+ definitivo. Concludendo posso dire che questo disco può sicuramente concedere un ascolto soddisfacente, ho paura che però tutto sia limitato al singolo oggi in cui lo ascoltiamo e che i passaggi del tempo lo affosseranno nel calderone, con centinaia di altre incisioni di cui presto ci dimenticheremo. Quindi, per tornare allo spunto iniziale, certamente il loro miglior lavoro, certamente e senza paura di smentita non tra le perle del 2008.
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