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Per chiudere al meglio il fortunato tour di supporto a “The grand experiment” ecco, per Neal Morse e la sua band, il classico live album registrato il 6 marzo 2015 a Boerderij in Olanda. “Alive again”, il titolo scelto, è edito in formato doppio CD più DVD. Comprensibilmente viene dato ampio risalto all’ultimo album in studio (con riproposti 4 dei 5 brani presenti), ma si indagano anche gli esordi solisti di Morse e non si dimentica anche il periodo Spock’s Beard. Un excursus quindi importante che tralascia solo 2 o 3 lavori (“Sola scriptura”, “Testimony 2” e “Momentum”) che comunque, a vario titolo, erano già stati “gratificati” in altri live act. La “Neal Morse Band”, a cui l’album è accreditato, vede, oltre al leader (voce, tastiere e chitarra), la presenza del compagno di mille avventure Mike Portnoy (batteria), di Randy George (basso e voce), di Bill Hubauer (tastiere, chitarra, sax, clarinetto e voce) e di Eric Gillette (chitarra solista e voce). L’adrenalinica “The call” apre il concerto scaldando sin da subito il pubblico presente. Heavy, ma melodica, grande ritmo, incastri vocali continui, una band potente ed in forma smagliante con nota di merito (nel brano in questione) al bassista George. Il primo balzo a ritroso ci offre “Leviathan “ (da “Lifeline” del 2008), anch’essa decisamente “tirata” e che, nel complesso finale, ci permette di cogliere tutta la perizia dei 5 musicisti sul palco. La title track, “The grand experiment”, è di più facile consumo col suo ritornello orecchiabile, ottima in un contesto live ma nulla più. “Harm’s way” degli Spock’s beard (la “vecchia” creatura di Neal, tratta da “The kindness of strangers”) è senza dubbio uno dei punti più alti dell’esibizione. La band è perfetta ed il brano abbina potenza a grande verve melodica in un connubio che non sempre Neal da solista ha saputo raggiungere. Il concerto rimane piacevolissimo e, dopo un breve “solo” di tastiere di Hubauer, viene proposta “The creation” da “One” del 2004. Il mix di metal, prog e pomp non potrà che soddisfare gli amanti dell’artista americano. Un breve set acustico con “There is nothing that God can’t change” (che chiude il primo CD audio), “Waterfall” (che apre il secondo) ed un breve guitar-solo di Gillette danno un po’ di respiro alla platea, ora assorta nell’ascolto, ma pronta a scatenarsi con l’inizio di “In the fire” (tratto da “?” del 2005). Cantata a più voci, con una ritmica possente e virtuosismi a go-go viene anche utilizzata per la presentazione della band. Si continua con “Alive again” (la suite di “The grand experiment”), riproposta in versione integrale e con qualche sorpresa. Vibrante ma anche con qualche episodico momento di stanca è comunque apprezzata dal pubblico. Molto divertente quando i musicisti si scambiano gli strumenti con Morse che passa dapprima alla batteria e poi al basso, Gillette che si dimostra bravo pure alle tastiere ed alla batteria, Portnoy per qualche minuto al basso e, ancora, George ed Hubauer a gigioneggiare alla chitarra. In rapida successione e senza soluzione di continuità vengono poi suonati “Rejoice” e “Oh Lord, My God” (entrambi da “Testimony” del 2003) ed infine “Reunion” e “King Jesus” da “One” che chiudono la performance. Uno splendido concerto che soddisferà senz’altro i fan di Morse (e degli Spock’s Beard), ma che crediamo possa divertire e coinvolgere anche gli spettatori più tiepidi, perché sono due ore di musica suonata veramente bene.
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