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Per il primo album dopo il suo abbandono degli Spock's Beard, Neal non ha fatto certo le cose a metà, visto che quello che ci offre è un doppio album con più di due ore di musica, ripartite su 29 titoli ci raccontano la storia della sua vita e della sua progressiva conversione al cristianesimo. Senza fare comunque troppo il predicatore, Neal parla spesso di Dio, di Gesù, della messa e di tutto ciò che riguarda questa sua nuova sensibilità religiosa che lo ha spinto a lasciare gli Spock's Beard (che fosse una band di bestemmiatori...?). In definitiva, di che si tratta dunque? Chiamando a suonare sul disco un batterista come Mike Portnoy porta a pensare che non si tratti proprio di Christian Rock. Al contrario, possiamo trovare, senza stupirci più di tanto, delle ouverture che ricordano brani analoghi dei Transatlantic, o dei titoli che ricalcano stilisticamente quanto già sentito negli Spock's Beard ("Ready To Try", "Interlude", "The Prince Of The Power Of The Air"). Il resto è un gioioso maelström di pop, rock, country, musica classica... etc. L'album è talmente denso che si ha un'inevitabile impressione di overdose, di mancanza di coerenza... tutto ciò nonostante qualche tema che si ripropone di quando in quando nel corso dell'album. Una buona operazione di scrematura e una selezione più rigorosa avrebbero potuto fare di "Testimony" un capolavoro. Non è così invece perché la qualità non è veramente costante, cosa pressoché impossibile da ottenere nell'arco di più di due ore di musica. Il punto forte dell'album, e non possiamo fare a meno di apprezzarlo, è senza dubbio l'utilizzo degli archi, mai utilizzati in tal misura da Neal; non li ha suonati lui e nemmeno diretti (questo compito è affidato a quel Chris Carmichael che già aveva collaborato su "Snow"), ma gli arrangiamenti sono evidentemente suoi. Neal ha altresì suonato tutti gli altri strumenti e prodotto l'album, registrato quasi completamente nello studio di casa sua; nulla da invidiare tuttavia a produzioni registrate in studi professionali e meno domestici. In definitiva si tratta di una buona coppia di CD, un concept album strutturato come un'opera rock e godibile per gran parte della sua lunghezza (comunque eccessiva, ripeto); senza dubbio il miglior lavoro del Morse solista e meglio di alcune sue produzioni nell'ambito di un gruppo. Esiste infine una versione limitata contenente un CD in più e un libretto di notazioni da parte di Neal; piuttosto dispensabile, comunque.
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