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Disco nuovo? No, disco vecchio.
Questa “fatica” si colloca – come sequenza temporale – tra “One” e “Question Mark” due CD dalle grosse vendite, tanto da far gridare qualcuno (come il sottoscritto) al caso di prog divulgazione ad ampio raggio.
God Won’t Give Up non è, innanzi tutto, un disco di prog. Possiamo parlare al massimo di Pop-Rock. Stando anche a quanto detto dallo stesso autore si tratterebbe di preghiere in musica, di Gospel, di Lodi e Inni, nati dal cuore di un devoto Cristiano Pentecostale. Quindi, in soldoni, canzoni dalle melodie ruffiane, pompose e accattivanti, adatte ad essere portate nelle chiese americane e cantate coralmente dall’audience attenta alla parola di Dio.
Nove brani da circa 4 minuti, 240 secondi interminabili, di una pesantezza infinita. Non penso che a nessuno importi sapere titoli e caratteristiche di ogni traccia. Comunque difficilmente distinguibili. Basti sapere che il disco è ben suonato, ben inciso con una qualità sonora di difficile reperibilità.
Chi è interessato al genere può andarselo ad acquistare (solo via internet nel sito dell’etichetta). Gli altri lascino tranquillamente perdere. Io, personalmente, penso che non lo ascolterò mai più.
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