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Tutto troppo bello... iconografia ed artwork che ci riportano ai bei tempi del gruppo (e che non vedevamo da ABWH), cofanetto con scatola di cartoncino con accluso mini-poster, una formazione nuova ma vecchia, capace di far sognare tutti i fans delusi dagli sviluppi degli ultimi anni... Sì, va bene, ci si aspettava qualcosa di più di un album dal vivo, ma guardate la scelta dei brani: "Siberian khatru", "The revealing science of God" (!), "America", "Onward", "Awaken", "Roundabout" e "Starship trooper": vi aspettavate di meglio...? E poi... i due inediti: 30 minuti di musica in stile YES, quelli buoni, quelli, per intendersi, che avevamo a tratti riascoltato con ABWH... appunto. Non c'è bisogno di molte parole, un fan degli YES, anche non sfegatato, non deve indugiare nel cercare quest'album; lasciatemi però esporre un dubbio di carattere, diciamo, personale sull'apporto di Rick Wakeman: il suo nome non è presente tra i credits delle nuove composizioni, e inoltre le sue tastiere rappresentano, secondo me, il punto più debole del materiale live incluso (ascoltatevi "Siberian khatru", ad esempio, e confrontate le tastierine qui usate con quelle della versione originale). Tutto ciò non basta per dire che egli si muove un po' a disagio all'interno di questa nuova incarnazione del gruppo, ma stanno comunque girando voci su un suo possibile abbandono... A parte ciò, mi ha anche lasciato insoddisfatto (non deluso... no: questo è un brano che non può mai lasciar delusi) l'interpretazione di "Starship trooper", specie il finale, normalmente con un altissimo impatto emotivo e qui un po' moscio. Rimarco invece con piacere, lungo tutto l'album, l'apporto di Steve Howe (bravo, questo ragazzo...), davvero una delizia ascoltare i suoi fraseggi di chitarra. Ora, i nuovi pezzi...: "Be the one" e "That, that is" paiono composizioni tratte da "ABWH" (forse una è effettivamente uno scarto di quell'album) e questo dovrebbe ben rappresentare una bella attrattiva già di per sé. La prima, pur essendo molto bella, mi sembra, come dire, un po' ordinaria... colore chiaro, gusto pulito... ma poche emozioni sopra le righe. La seconda inizia i suoi 19 minuti di cammino in modo interessante, ovvero con un lungo intro basato sulla chitarra classica di Howe, trovando poi validi motivi per continuare questo cammino nelle sue varie situazioni ruotanti attorno a questo refrain, tornando più volte su tonalità pacate e semi-acustiche, prendendo di volta in volta quota (dal punto di vista ritmico). Forse anche questo brano non diverrà un classico degli YES, ma ce ne fossero...! Parlando di un'altra band potrei concludere che quest'album rappresenta un valido antipasto in vista eccetera eccetera In questo caso temo che dovremo attendere un po' per sentire di nuovo i nostri all'opera (a meno di sorprese...), ma "Keys to ascension" non lascia (globalmente parlando) insoddisfatti, quindi va anche bene così.
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