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Risuona ancora tra le mie stanze l’eco crepuscolare delle note di “Tom & Tiger” ed ecco arrivare da Molesome/Mattias Olsson questo nuovo lavoro “Are You There?”, disco piuttosto eclettico ed enigmatico: costante delle produzioni Roth-Händle è un’attitudine post-moderna e ben poco ortodossa, in questo caso “Are You There?” ci offre un concept sul nostro mondo contemporaneo ed il suo “junk in between”, la miriade di piccole cose più o meno spiacevoli e/o assurde che dobbiamo affrontare quotidianamente quando non proprio conviverci, dalla spazzatura virtuale delle mail a quella più concreta ma spesso altrettanto costante del cibo scadente, giusto per citarne alcune. Mattias Olsson ci illustra una serie di brani/quadretti strumentali frammisti ad una sorta di synth-pop contemporaneo, pezzi che ci delineano un panorama musicale urbano alienante quanto stravagante. “Are You There?” è un lavoro nato quasi casualmente e sviluppato in maniera poco convenzionale su basi di accompagnamento del mellotron, vintage e modernismo espressivo si incrociano quindi per scaturire un ibrido intrigante e forse un pochino disorientante. Il tono da muzak pubblicitaria in certi brani esplicita in maniera efficace la natura del concept, un po' satira musicale allucinata e riflessione più introspettiva sulla nostra condizione di consumatori; inevitabilmente Molesome persegue il proprio scopo attraverso strade impervie e non sempre facilmente inquadrabili, l’unica costante è il suono inconfondibile del mellotron, presente in buona parte dei brani, a sottolineare i passaggi più visionari... Prendiamo ad esempio un pezzo come “Urge”, con una chitarra elettrica che sembra partire come una sorta di post-blues rock fino a richiamare echi vagamente psych/goth per passare attraverso tetre aperture sinfoniche che riportano alle radici più classicamente progressive di Ollson; in “Boxes” si disegnano tristi e scarne melodie folk nordiche per avvilupparci ancora nell’arcano e drammatico suono del mellotron… Le canzoni propriamente intese, introverse e vagamente catatoniche, sospese su loops di mellotron e morbide voci femminili su melodie fluttuanti, rappresentano l’aspetto più minimal-pop di Molesome, quasi ad avvicinarsi a Röyksopp e qualcosa di Björk, perfino più o meno intenzionalmente le tendenze canore dell’ultimo compianto Susumu Yokota. Nei suoi momenti più stranianti “Are You There” sembra in effetti più la colonna sonora di un centro commerciale da incubo, non però sicuramente nella maniera che qualcuno potrebbe immaginare (alla “Aisle Of Plenty”), anzi… in questo territorio frastagliato di post-indie-prog-elektro rock, per certe cose si potrebbe anche pensare a dei Necromonkey meno ostici, il caos diventa inevitabile: effetto voluto e gradevole, comunque, non particolarmente estremo e con buone dose di accattivanti melodie ed una presenza strumentale solida, varia e precisa, garantita dal folto ed ottimo numero di musicisti coinvolti. Quello che mi piace di Molesome/Olsson, come nelle altre sue emanazioni, è la totale libertà espressiva, a costo di prendersi dei bei rischi, si tira dritto senza troppi od alcuni compromessi. Comunque, questo disco non dovrebbe essere scambiato come “sperimentale”, quindi di conseguenza particolarmente impenetrabile o difficile: il livello di fruibilità media rimane elevato e tutto suona molto godibile e di sicuro impatto, sempre tenendo conto appunto delle caratteristiche sopra citate e di una inevitabile introversa cripticità… Insomma, un disco di “prog” rock moderno ed alieno alle antiche tradizioni, non fosse per quel mellotron che puntualmente lascia il segno come valore aggiunto a tutta l’opera...
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