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MOLESOME |
Aftonland |
Roth Händle Recordings |
2021 |
SVE |
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Il progetto multiforme Molesome riprende vita ancora una volta, dopo le frenetiche variazioni progressive elettroniche di “Are You There?”, e riscopre parzialmente l’austerità musicale del precedente “Tom & Tiger”, disco che aveva una storia ed un significato ben preciso all’interno della famiglia Olsson; l’idea di “Aftonland” è nata dal bisogno di riscoprire la musica nella sua purezza, senza filtri ed interferenze esterne digitali, distrazioni virtuali e mediatiche, un approccio naturalistico che si ben si sposa con scelte compositive e strumentali free-form ed orientate all’improvvisazione, tendenze abbastanza inaspettate di gelido folk psichedelico quasi come contrappunti alle più formali rigidità cameristiche ancora integrate nella visione musicale di Mattias Olsson… Album interamente strumentale dallo spirito contemplativo ed incontaminato, toccasana musicale contro le inevitabili brutture incombenti di quest’ultimo anno, “Aftonland” aspira ad evocarci suggestioni ed impressioni della Natura con tonalità in chiaroscuro che ben esprimono la sensibilità scandinava di Olsson... Il minimalismo ambient rimane forse la cifra stilistica che più si adegua nella totalità dell’ascolto, sia nella forma più ambiziosa di corale da camera in “Vox Humana” che nell’estatico post folk-drone psichedelico non troppo lontano da gente come Six Organs of Admittance in brani come “Frictions” ed “Exit”; in tal senso gli interventi di chitarra di Reine Fiske, insieme al leggiadro tocco all’arpa di Stina Hellberg-Agback ed al violoncello di Leo Svensson-Sander, danno all’insieme intense suggestioni di acide fusioni elettroacustiche cariche di tensioni emotive e misteriose rivelazioni. Gli intermezzi più brevi proseguono la tendenza ad inserire interessanti ibridi musicali di compassato folk elettrico e blues notturni come “Tremolo”, con un bell’intervento allo Hammond di Lars Fredrik Frøislie (Wobbler/White Willow) e nella desolazione di “Fadin Joni”, tanto da rendere ancora più estraniante l’ascolto. Album fatto di tanti piccoli dettagli e frasi musicali da scoprire, ascoltare “Aftonland” è un po’ come inoltrarsi in una terra del crepuscolo in cui i tratti del paesaggio si fanno sempre più tenui ed esili fino un’unica poetica dissolvenza di colori ed immagini...
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Giovanni Carta
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