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Gli Änglagård sono sei cervelli pensanti ed il loro esordio č uno di quelli destinati a far impazzire ogni Prog-lover in quanto dai suoi solchi sgorgano sapienti ed incontaminate note di straordinaria bellezza, il tutto corredato da una stupenda copertina (apribile nella versione LP) con interno da favola, libretto, inserto e due stickers solo nelle prime 250 copie.
"Hybris" ha in sé la magia del grande suono progressivo, una magia creata dall'immensitā del Santo Mellotron, inoltre possiede una forza sinfonica che rende veramente esaltante lo svolgimento delle 4 sorprendenti composizioni. Presto ci si accorge d'essere al cospetto di una formazione ben superiore alla media, soprattutto perché gli Änglagård, pur riprendendo le pių importanti tematiche del suono dei seventies, riescono ad essere sempre personalissimi grazie ad una creativitā esplosiva supportata da una tecnica individuale invidiabile. Da sogno il flauto che colora "Vandringar i vilsenhet", 11'50" di fantasia bei quali Mellotron e Hammond avvolgono nel loro manto sonoro uno strepitoso tessuto ritmico d'alta scuola crimsoniana. Stupenda l'apertura di "Ifran klarhet till klarhet", contrassegnata da brillanti intuizioni strumentali e da una parte centrale pių morbida che puō ricordare i migliori Fruupp di "Future legends". Impressionante il variare degli scenari nell'indimenticabile "Kung bore", che inizia acusticamente per poi trasformarsi in ogni cosa progressivamente possibile; questo brano č un capolavoro!
Dunque la norvegese Colours, dopo gli straordinari ed oscuri Thule, ha sfornato una nuova creatura destinata ad inserirsi tra i pių importanti nomi degli ultimi 10 anni ed il sottoscritto, commosso da tanto splendore, a questo punto decide di dedicare questa recensione allo scomparso Geoff Mann, uno dei pochi veri srtisti del new-Prog; la sua musica vive ancora.
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