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Uscito quasi in contemporanea con "New dark age", in edizione limitata di 750 copie, "Ascension" è l'ennesimo gioiello del quartetto di Topanga. Continua così la ricerca strumentale dei Djam Karet, che se a tratti mostra una fisionomia insolita con l'abbondante uso di chitarre acustiche e con i ritmi ipnotici quasi da musica etnica ("Arose from the ashes", "Swimming in the big sky"), in generale non fa che confermare le caratteristiche che meglio conosciamo. Sulla falsariga delle loro ultime prestazioni, Gayle Ellett, Mike Henderson, Chuck Oken jr. e Henry J. Osborne alternano nuovamente ambient ("Licking the skull") e quella contaminazione unica di generi ("Special cases", misto di ambient, psichedelia e musica elettronica; l'hard fantasioso e vagamente orientaleggiante di "Stage three"; la lunga "Disintegration", ricchissima unione di rock, jazz, etnica, elettronica), denotando, di tanto in tanto anche una maggiore vena melodica ("The hanging tree" con chitarra gilmouriana). "Ascension" non sarà la miglior prova dei Djam Karet - per chi non li conoscesse, l'invito è quello di procurarsi al più presto almeno "Reflections from the firepool", recentemente ristampato dalla Cuneiform - ma va considerato l'ennesimo episodio positivo di un grandissimo gruppo, composto da incredibili musicisti che hanno scritto alcune delle pagine più belle del progressive degli ultimi 15 anni.
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