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IQ Ever GEP 1993 UK

Yippie! Yupie! Eureka! Evviva! Il nuovo album degli IQ è nelle mie mani, finalmente! Sono anni che il popolo Prog attendeva questo CD. E' inutile che in questa sede vi rammenti la storia e le traversie che questo gruppo (il più importante gruppo Prog del momento, ricordiamolo) ha attraversato dal 1985, anno in cui Peter Nicholls lo lasciò in balia di MENEstreLli vari. Nonostante "Nomzamo" ed "Are you sitting…" abbiano avuto qualche momento di grande livello, con questo album sentiamo di nuovo la vera voce degli IQ (e non mi riferisco solo all'ugola di Peter). Per accontentare i più impazienti, dirò subito che il livello di questo "Ever", pur obiettivamente inferiore a "The wake" (ma c'è chi non è d'accordo), è miglia avanti ai due album succitati.
Partiamo subito con quello che è diventato ben presto il mio pezzo preferito: "The darkest hour"; non mi aveva entusiasmato ascoltandolo per la prima volta dal vivo, ma via via con gli ascolti si riesce ad apprezzarlo appieno. Le sciabolate della chitarra di Mark infieriscono impietosamente sul mio cuore; è il pezzo certo più drammatico dell'album e quello che riassume la dedica dell'album stesso alla memoria di Geoff Mann, Ledge Marshall ad i padri di Peter e Martin. Si prosegue con un altro pezzo di punta: "Fading senses", divisa in due sotto-titoli. Nella prima parte, quasi acustica, Peter racconta la sua storia col gruppo, di come esso rappresenti il suo destino, qualunque avversità li abbia tenuti separati ("Have I really been gone so long?"). La seconda parte è strumentale e stupenda, non dico altro. Il pezzo sfuma con rumori di uccelli che ci portano direttamente nella traccia successiva "Out of nowhere", la più violenta dell'album. D'altra parte la produzione è stata fatta da Mark, quindi la chitarra si sente, eccome. E' la volta di "Further away", della durata che supera i 14 minuti. Questo pezzo stenta molto a decollare, un buon 5-6 minuti, e, quando lo fa, si tratta di momenti isolati. Non si tratta di un nuovo "the enemy smacks" dunque, e rappresenta forse l'unica nota non positiva dell'album (negativa è dire troppo!). Il pezzo che segue è "Leap of faith" e, beh… ritorniamo su ottimi standard. Un pezzo in puro stile new-Prog, ma non si tratta di ripetizione ed imitazione, in quanto gli IQ sono il new-Prog. Proprio perché di assimilazione più immediata per un Prog-fan, questo fu il pezzo che più apprezzai sentendolo dal vivo a Kleve. L'ultima composizione si intitola "Came down" ed inizia sulle ultime note della precddente, senza interruzione; come "The wake", l'album finisce con una intensa prova vocale di Peter (allora fu "Headlong" l'ultima traccia), per una canzone che chiude più che degnamente questo "Ever" e ci fa chiedere fin d'ora quanto dovremo attendere per avere un seguito.
Le conclusioni le potete tirar fuori voi dalle mie entusiastiche parole. Quel che posso fare è ribadire la mia ammirazione per questo gruppo che ha prodotto un album il cui stile è sicuramente più maturo che nelle precedenti prove ed in cui vengono utilizzate soluzioni tralasciate in passato (momenti acustici, flauto…). Long live IQ!

 

Alberto Nucci

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