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Avete presente la leggenda del canto del cigno? Beh, questo "Bard" sembra poterlo essere per i britannici Big Big Train, bands autrice di due album in precedenza (più un paio di cassette) senza infamia e senza lode, senza mai scadere nel lato più becero del new Prog inglese ma senza mai assurgere a livelli qualitativi eccelsi. La band sta decidendo se continuare o meno la propria attività, stante un attimo di scoramento causato dalla mancanza d'interesse nei confronti della propria musica che avvertono attorno a loro. "Bard" è tuttavia un bel disco, che non rinnega lo stile pacato che contraddistingue la passata produzione ma che riesce maggiormente a cogliere nel segno, con una strizzata d'occhio al Prog più vintage (no, non credo che sia un vero Mellotron quello che si sente), delle composizioni che alternano momenti più complessi a brani più lineari ma che non scadono nel pop puro e semplice. I brani lunghi (molto belli i 16' di "For winter") scorrono via agilmente come quelli di durata più limitata, dipanandosi tra soluzioni musicali mai improvvise bensì tranquille e quasi naturali pur nella loro non banalità. Tutto sommato non è sorprendente pensare che i BBT non abbiano un grosso riscontro live: troppo particolare la loro proposta per chi ama canzoni lineari, ma poco d'impatto che i proggers medi. Quel che posso dire io è che i 67 minuti di questo CD vi possono regalare momenti di rilassamento ma anche l'approccio a un disco la cui delicatezza cozza decisamente con l'energia psichica della sua proposta.
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