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Anche dopo il successo di album affascinanti, come lo sono quelli da "The Underfall Yard" (2009) in poi, rimaneva un piccolo neo nella carriera dei Big Big Train, quello di essere considerati essenzialmente un'entità da studio, qualcosa di artificiale, anche se di perfettamente costruito, ma da ammirare da lontano, come attraverso una teca di cristallo. Anche questo pregiudizio alla fine viene a cadere e dopo un lavoro intenso per riadattare brani complessi e molto ricchi in una versione che potesse suonare bene dal vivo, i Big Big Train salgono finalmente sul palco, nell'Agosto del 2015, per tre date indimenticabili, tutte sold out, al Kings Place di Londra. La formazione è la stessa che di lì a poco realizzerà "Folklore", l'ultima produzione in studio al momento in cui scrivo, con Rikard Sjöblom dei Beardfish quale ultimo acquisto (chitarra, tastiere e back vocals) assieme alla violinista Rachel Hall, più l'intervento di alcuni ospiti ai fiati ma senza l'aiuto di archi aggiuntivi, ben rappresentati invece negli album in studio. La track list, dodici pezzi in totale, divisi su due supporti ottici, e riproposti nello stesso ordine in cui sono stati presentati dal vivo, comprende le versioni più belle dei brani eseguiti nelle tre serate con un repertorio che spazia da "The Underfall Yard", per culminare coi più recenti "Make Some Noise" (brano incluso nell'omonimo EP e in "Full Power", la doppia ristampa che racchiude le due parti di "English Electric") e "Wassail" (dall'omonimo EP e, più tardi, parte anche di "Folklore"). A questi brani, ormai ben noti agli estimatori del gruppo, si aggiunge una chicca e cioè "King Maker", pubblicato in origine nel demo del 1992 "The Infant Hercules" e poi riammodernato con nuovi arrangiamenti nel 2011 ed inserito nella ristampa per download ed import dell'EP "Far Skies Deep Time". Il repertorio è molto sbilanciato verso la prima parte di "English Electric" del quale sono stati riproposti ben cinque brani, mentre due soli sono i pezzi tratti da "The Underfall Yard" e da "English Electric part 2". Non mi stupisco più di tanto di questa scelta che sembra dare giusto risalto a quella che forse rappresenta l'opera di punta della discografia del gruppo. In generale i pezzi dal vivo non fanno che dimostrare la bontà delle produzioni musicali dei Big Big Train che anzi, con arrangiamenti più snelli e freschi, acquistano forse una vitalità maggiore. Il setting live ci permette inoltre di godere appieno dell'interpretazione di David Longdon che conferma di avere una grande voce, in grado di fare la differenza anche in pezzi che di per sono di gran valore. A conti fatti non mi rimane molto da dire perché sicuramente sto parlando a chi già consoce ed apprezza il gruppo, e in tal caso non si può non rimanere soddisfatti da questo album. Chi ancora non conosce i Big Big Train (ma credo che nel nostro ambiente questa evenienza sia altamente improbabile) potrebbe fare la loro conoscenza anche a partire da questo album, tra l'altro confezionato, come nello stile della band, con grande cura.
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