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Bisognerà aspettare ancora fino al 2016 per un nuovo album dei Big Big Train. Sappiamo già il titolo, “Folklore”, ma questo ovviamente non ci basta e allora ecco questa deliziosa anticipazione che dovrebbe calmare la nostra sete ma che in realtà non fa che creare aspettative ed impazienza. Quando mai gli antipasti saziano? Al massimo stimolano la fame ed è proprio ciò che accade con questo EP che ci anticipa una traccia del prossimo LP e ne racchiude altre due che invece rimarranno esclusive di questa produzione, più, a chiudere il tutto, una stuzzicante versione dal vivo, registrata presso i Real World Studios, di “Master James of St George”, brano che ben dovremmo conoscere in quanto contenuto nello splendido “The Underfall Yard” uscito nel 2009. L'album venturo a quanto pare dovrebbe proseguire il filo narrativo inaugurato col già citato “The Underfall Yard” e sviluppato in maniera più ampia nella successiva saga in due volumi di “English Electric”, con quel caratteristico English Pastoral Sound e le storie di personaggi umili che con le loro piccole storie hanno reso grande l'Inghilterra. Così “Mudlarks” racconta degli spazzini che nel diciannovesimo secolo si guadagnavano da vivere vendendo qualsiasi cosa riuscissero a trovare nel fango del fiume Tamigi. “Lost Rivers of London” che fa parte, assieme al pezzo appena appena citato, di una serie di canzoni dedicate al grande fiume di Londra (alcune altre ne verranno col prossimo LP), parla invece degli antichi affluenti del Tamigi ormai sepolti ma che scorrono ancora silenziosamente nelle profondità del sottosuolo. Un altro aspetto caratteristico di questo EP, che credo rimarrà cruciale anche nel futuro LP, visto il suo titolo, è l'uso di deliziose ambientazioni folk, come dimostrato proprio dalla traccia di apertura, “Wassail”, che si riferisce ad un antico rituale dell'Inghilterra occidentale col quale si cercava di risvegliare gli alberi di mele da sidro e al contempo si volevano spaventare gli spiriti malvagi sbattendo pentole e coperchi e sparando in aria. Le contaminazioni folk avvengono anche a livello sonoro con gentili intarsi di flauto, banjo, fiddler e mandolino innestati nella matrice prog sinfonica assai melodica che ben conosciamo. In realtà l'impatto del primo pezzo è un po' modesto. La band ha scelto soluzioni poppish dominate da cori ammiccanti e dai riflessi new prog e mancano sicuramente la ricercatezza e la sofisticatezza che invece hanno caratterizzato alcune delle più belle produzioni passate. Si tratta di un opening radiofonico che ha lo scopo di fare rapida presa e null'altro. Ma badate bene, la struttura di questo che, non dimentichiamolo, è un semplice EP, è chiaramente ascensionale. Si parte da qualcosa di immediato ed il sound si arricchisce sempre più con lo scorrere dei minuti culminando con un brano molto complesso ed eclettico come il già noto “Master James of St George”. Già “Lost Rivers of London” è qualcosa di più complesso, pur giocando sul rincorrersi di melodie soavi e di ritornelli affabili, mentre con lo strumentale “Lost Rivers of London”, più dinamico e sinfonico, la musica ci trascina finalmente nelle sue rapide. In sostanza, se cercate di capire da questo EP come sarà il prossimo album, credo che stiate sprecando il vostro tempo ed è anche inutile, a parer mio, fare le pulci a una produzione carina come questa ma limitata per sua natura alla cerchia, seppure ben nutrita, dei fans. Credo che la direzione tracciata sia in linea col passato recente del gruppo ma non possiamo di certo intuire in base a quanto abbiamo ascoltato quanto i nostri eroi riusciranno ad andare lontano, anche perché la nuova creatura è ancora in fase di incubazione e potrebbe succedere effettivamente di tutto. Una sorpresa più immediata, a vedere bene, c'è ed è rappresentata da quella traccia dal vivo. Sappiamo infatti che i Big Big Train non sono mai stati degli animali da palcoscenico ma devo dire che questa versione, perfettamente eseguita e impreziosita da un'esecuzione canora di David Longdon mozzafiato, è davvero convincente. E c'è dell'altro: uscirà infatti a breve un DVD, intitolato “Stone and Steel”, contenente l'intera performance tenutasi ai Real World Studios, così anche i detrattori che diffidavano delle capacità del gruppo di suonare dal vivo saranno finalmente accontentati e messi a tacere. Mentre qualcuno sta lì a chiedersi mestamente se i Big Big Train valgano o no qualcosa io mi riascolto a profusione i loro ultimi CD che, siate d'accordo o meno, piacciono e anche molto. State sereni.
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