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Ennesimo disco dal vivo pieno di motivi di interesse per i Big Big Train. Registrato in due serate alla Cadogan Hall londinese nel settembre del 2023, “A flare on the lens” offre un momento in cui il seno al gruppo c’era un po’ di Italia in più, visto che oltre al nuovo cantante Alberto Bravin in quel periodo suonava con loro la bravissima chitarrista ischitana Maria Barbieri. Ancora doveva uscire il primo album in studio con il nuovo vocalist, ma questo documento mostra la band in pienissima forma e perfettamente affiatata. Nel frattempo la pubblicazione c’è stata ed abbiamo potuto ascoltare la bella performance del vocalist, che ha dimostrato di saper raccogliere una non facile eredità. Ora è possibile anche visualizzare una sua ottima esibizione live, visto che “A flare of the lens” si presenta in una bella confezione digipack apribile in cinque parti, in cui troviamo ben tre cd ed anche un blu-ray. Già da qualche anno la band si presenta sui palchi con una formazione molto allargata e in questa occasione sono ben undici i componenti della band. Oltre a Bravin e la Barbieri, troviamo l’inossidabile Greg Spawton al basso, Nick D’Virgilio alla batteria, Oskar Holldorff alle tastiere, Clare Lindley al violino, Rikard Sjoblom alla chitarra e alle tastiere, più un quartetto di fiati. Inoltre, quasi tutti si cimentano alle parti vocali, cosa che permette di creare quelle armonie nei momenti cantati che sono una delle caratteristiche che da anni viene portata avanti. In una discografia ormai abbastanza nutrita c’è molta scelta e non sono pochi i pezzi da novanta eseguiti nelle quasi tre ore totali. Le prime due ore di concerto, che sono poi quelle che rappresentano il filmato principale del blu ray, catturano bene quello che è uno show dei Big Big Train. Aperto da “Folklore”, ormai un classico, prosegue pescando tra brani più vecchi ed altri più recenti e non mancano momenti più particolari, come il “Drums and brass 2023”, che come lascia intuire il titolo è un frangente in cui sul palco rimangono solo il batterista e la sezione fiati (e tra le altre cose accennano anche a “Heart of the sunrise” degli Yes), o come un lungo medley acustico. Le esecuzioni più emozionanti sono quelle di veri e propri cavalli di battaglia come “East Coast racer” e “Judas unrepentant” e della splendida strumentale “Apollo”, dimostrazioni di classe e di una forte identità. Per quanto non originalissimi, infatti, i Big Big Train sono riusciti a distaccarsi dal new-prog più classico ed hanno trovato il modo di rendere la proprio proposta più elegante e ricercata della stragrande maggioranza degli appartenenti a questo filone. Possono cambiare gli interpreti e Spawton può essere visto come il leader silenzioso, ma la band continua a far capire come nel proprio ambito le attenzioni le merita. Con giusti equilibri tra suoni elettrici ed acustici, la loro è una proposta che riesce ad abbinare melodia, solennità, eleganza, sinfonismo, energia, facendo incontrare il new-prog ed il rock sinfonico/romantico degli anni ’70. Forse il dispiegamento di forze è comunque eccessivo, con troppi musicisti sul palco che eseguono il loro compito alla perfezione, ma a lungo andare, forse, può emergere solo parzialmente il talento dei singoli. “A flare on the lens” resta comunque un’altra ottima testimonianza della qualità del repertorio dei Big Big Train e delle loro capacità in concerto, visibilmente apprezzatissime da un pubblico partecipe.
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