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Ormai certi del fatto che "Bard" fosse il loro ultimo album, la band ci ripensa e torna alla ribalta con un nuovo lavoro ispirato e straripante di entusiasmo. Ci troviamo di fronte ad un concept album, ambientato nel 1940, che ha come protagonista il pilota di un aereo da combattimento abbattuto nel corso di una battaglia. Lasciando agli ascoltatori il compito di scoprire l'interessante storia narrata in questo lavoro, dedicato appunto agli aeronauti che hanno perso la vita nella battaglia della Britannia, andiamo ad analizzare l'aspetto musicale del CD. Innanzitutto notiamo che la line up è parzialmente rinnovata, con Sean Filkins nel ruolo di cantante (dall'estensione vocale non eccezionale ma dal tono abbastanza gradevole), coadiuvato occasionalmente da Laura Murch nei cori, e Steve Hughes in quello di batterista. La musica è sempre leggiadra e delicata, caratterizzata da un sound melodico, orecchiabile ma comunque abbastanza ricco. Nulla di epico quindi o di coraggioso per celebrare una gloriosa battaglia combattuta da eroi impavidi: la formula musicale rimane sicuramente legata a quella già proposta in passato anche se si può notare con piacere una certa maturazione dal punto di vista compositivo, con una migliore e più armonica strutturazione dei brani, che appaiono sicuramente più complessi ed articolati rispetto a "Bard", album grazioso in definitiva ma comunque eccessivamente lineare e monotono. Ci muoviamo sicuramente nella sfera del new prog, genere che comunque viene rielaborato con personalità: le sonorità sono dotate di un sapore antico con vividi intarsi di mellotron (non saprei dirvi se digitale o autentico, ma poco importa perché il risultato è davvero di effetto), morbide aperture sinfoniche, arpeggi acustici ed arrangiamenti di buon gusto. La musica scorre con estrema piacevolezza, senza eccessivi sbalzi di umore per un lavoro che non è di certo miracoloso ma che è comunque dotato di un fascino particolare.
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