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Non so se il passaggio con l'Inside Out oppure la recente esperienza Transatlantic (o addirittura l'uscita dal gruppo di un paio di membri storici) possano entrarci con il risultato di questo nuovo album ma una cosa è certa: ci troviamo in un momento di stasi. Nel complesso sembra di ascoltare le bozze di idee passate e questo non è certo da Roine Stolt. Lo stile è sempre stato evidente e riconoscibile album dopo album ma non certo scontato o limitato ad autocitazioni. Le composizioni non si sbilanciano mai in un verso preciso ed evitano quei continui giochi di suoni e stili a cui ci avevano abituati. Queste mie critiche nascono proprio dall'ammirazione che provo per loro e dallo stupore di ascoltare un prodotto facile dopo capolavori come "Retropolis" e "Stardust...". Tutto ciò riguarda logicamente il complesso perché la musica rimane ben suonata ed arrangiata e sicuramente l'avventore casuale ne rimarrebbe soddisfatto. Diversamente per chi aveva instaurato un feeling con certe sottili sfumature, con quegli umori così personali è come uno smarrimento ed io personalmente fatico quasi ad accettarlo. Si tratta forse di un attimo e per questo del tutto accettabile a patto che siano loro i primi a rendersene conto.
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