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La grande cerchia di amanti di prog sinfonico si è fatta catturare facilmente dalle note di questo gruppo che si caratterizza anche per la grande prolificità. E proprio questa è la base del grande difetto dei Flower Kings: gli album escono praticamente con cadenza annuale e sono lunghissimi (tra il 1997 e il 2000 sono usciti, di seguito, tre cd doppi!), ma sono praticamente uguali. Forse se ne è reso conto anche Roine Stolt, il leader della band, che ha cercato in "The rainmaker" qualche piccola variazione rispetto al passato, inserendo alcuni momenti vagamente psych e rendendo, in alcuni passaggi, la musica meno solare. Tuttavia si tratta di una percentuale piccola della lunga durata del cd e, tra l'altro, sono cambiamenti che lasciano anche un po' a desiderare. Il resto dell'album si caratterizza invece per l'ormai consolidato e rassicurante sound che a questo punto comincia a stancarmi non poco. Infatti, dopo aver ascoltato questi 77 minuti, mi rendo conto di essermi annoiato notevolmente...
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