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FLOWER KINGS Back in the World of Adventures Foxtrot 1995 SVE

Gli ultimi spasmi di un 1995 oramai concluso ci hanno regalato l'album che riconcilia definitivamente Roine Stolt con il progressive rock. Dopo aver abbandonato il genere sul finire dei Settanta reduce dall'esperienza con i Kaipa, e soprattutto dopo un album interlocutorio come "The Flower King" (1994), buono ma a tratti ancora indeciso tra pop e rock sinfonico, "Back in the World of Adventures" pone l'ultima pietra del ponte che ricongiunge l'artista svedese al suo più lontano passato. Certo, il risultato è ottenuto con le tecnologie dei tempi odierni e filtrato attraverso le esperienze di un musicista che ha praticamente suonato ogni genere di rock, ma fa davvero impressione la facilità con cui Roine riesce a ricostruire atmosfere che pensavamo fossero oramai andate perse nei gorghi del tempo. Per chi ancora non lo avesse capito, le note che fluiscono dal CD appartengono al più classico dei progressive; un progressive fatto di dilatate ed eteree escursioni strumentali ricche di cambi di tempo e di tema, di brevi cavalcate serrate alternate a lunghe pause ad effetto ed a sezioni cantate dall'elevato contenuto melodico (scopro adesso che la voce di Stolt ricorda quella di John Wetton). In questo contesto un importante ruolo è riservato alla ricerca di atmosfere che riescano a calare l'ascoltatore nel mondo incantato, lontano da quello di tutti i giorni, che i T.F.K. ci propongono in questo concept. Nonostante Roine si sia inoltre in occasione di questo album circondato di una vera band - della quale fa parte anche il fratello Michael - la sua chitarra mantiene sempre il ruolo di protagonista; il che non è poi un gran male dal momento che il nostro dimostra davvero di saper regalare emozioni attraverso la sua sei corde, sia nei momenti più eleganti, nei quali ricorda molto da vicino Andy Latimer (ma è tutta la proposta in sé che richiama i Camel più sognanti), sia in quelli più tirati e moderni. La durata delle composizioni varia dai 13' della title-track o della conclusiva "Big Puzzle" ai 3-4 degli strumentali "Oblivion Road" e "The Wonder Wheel", passando attraverso i tempi intermedi dei brani dal maggiore impatto immediato, quali l'ottima "Go West Judas" e "My Cosmic Lover", quest'ultima una delle poche cadute di tono del CD. A conti fatti non possiamo quindi che fare i complimenti a Roine per quest'album, che non sarà il massimo dell'originalità ma che sprigiona eleganza e fluidità da ogni nota. Un vigoroso colpo di coda da parte del dinosauro!

 

Riccardo Maranghi

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