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Passato poco più di un anno dall'uscita di "Brave", i MARILLION arrivano a scrivere l'8° capitolo della loro storia. C'era non poca apprensione tra i fans, a dire il vero, per un possibile e temuto ritorno al pop, dopo un album ambizioso come quello summenzionato. Ciò che invece abbiamo nel nostro stereo è un lavoro diverso dal precedente, ovviamente, ma che ne prosegue il discorso musicale. "Afraid of sunlight" è un album triste, ispirato dalla figura di Kurt Cobain è da chi, come lui, è vittima, oltre che protagonista, delle luci della ribalta: molti personaggi vengono rappresentati (Jack la Motta, Elvis Presley, i reali inglesi...), come delle icone, nell'arco degli 8 pezzi. Musicalmente il pezzo più tipicamente marillioniano è quello d'apertura, intitolato "Gazpacho", abbastanza tirato ma senza quelle tinte hard che pur erano presenti su "Brave"; un bel pezzo dall'inizio un po' ordinario ma che si sviluppa poi positivamente. "Cannibal surf babe" è un pezzo atipico per Rothery & c., una sorta di omaggio ai Beach Boys (!) che, dopo lo sconcerto del primo ascolto, riesce ad entrare, tutto sommato, in sintonia con le mie orecchie. "Beautiful", per essere un singolo, non è poi troppo male, anche se un po' mieloso, mentre "Afraid of sunrise" è un bel pezzo calmo e dai toni soffusi.
Le canzoni della seconda parte del CD, quale più quale meno, presentano un'alternanza tra momenti malinconici ed intimistici, ed esplosioni strumentali controllate che continuano a provocarmi brividi alla schiena. L'album non è di quelli che fanno gridare al miracolo e versare lacrime di gioia, e di certo molti storceranno il naso, ma io sono convinto che, con un minimo d'obiettività (sembra uno sport comune a molti Prog-fans quello di sparare a zero sui MARILLION) si potrà riconoscere che "Afraid of sunlight" è un buon album. Godiamocelo pure senza remore...
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