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Il colpo d'occhio iniziale, come purtroppo siamo ormai abituati, non è dei migliori, con quella copertina piena di pupazzini stile South Park. Da lì in poi non si può che migliorare, ma ormai i Marillion rimangono nei nostri cuori giusto per il nome: la musica non ci suscita più il minimo brivido da ormai molti anni. Questo "Anoraknophobia" prosegue nella strada intrapresa con le ultime produzioni, alla ricerca di un pop elegante e raffinato con richiami pseudo-psichedelici o late '60s qua e là. Una miscela che non incanta certo nessuno ma che per lo meno non ci fa vedere i nostri ex beniamini alla ricerca di chissà quale successo commerciale. I fans paiono apprezzare almeno questo aspetto, dato che le prevendite dell'album (meccanismo ideato dal gruppo per autofinanziarsi, chiedendo un acquisto sulla fiducia e ricompensando con un bonus CD e la menzione all'interno del booklet) sono andate abbastanza bene. Non si può parlare di bello o brutto disco: siamo leggermente al di sopra di "marillion.com"... almeno ci sono dei brani ben costruiti e piacevoli da ascoltare, ma la magia che pure ci aveva accompagnato anche nei primi tempi dell'era Hogarth è svanita e la chitarra di Rothery ormai graffia con unghie spuntate, svolge il suo compito diligentemente ma non la riconosciamo più. Sarà la vena malinconica con cui il gruppo permea la sua musica, ma a me questo disco mette tristezza: l'unica emozione che riesce a suscitarmi.
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