|
Cosa mancava nella discografia dei Marillion dopo quasi trent’anni di onoratissima carriera? Il gruppo inglese ha pensato bene di puntare su un disco unplugged. “Less is more” non è la documentazione di un concerto acustico, ma una raccolta di undici brani del “periodo Hogarth” riarrangiati e registrati in studio. Bisogna dire che il repertorio scelto ben si presta a questa rielaborazione; già l’iniziale “Go!” fa partire l’album con un tocco di eleganza, suggellato anche dall’accompagnamento degli archi. I Marillion hogarthiani sono sempre stati bravi a puntare su melodie intriganti, malinconia, cenni ai Beatles e grande raffinatezza. Queste caratteristiche sono pienamente presenti anche in “Less is more” e alcuni brani, spogliati pienamente dell’elettricità, mostrano connotati che possono apparire anche lontani dalla loro versione originale, come accade in “Interior Lulu”, più essenziale, o in “Hard as love”, che perde quella sua robustezza, acquistando una grazia positivamente sorprendente, o anche in “Quartz”, arricchita di una imprevedibile venatura jazz. Tra i momenti più interessanti, ci sono sicuramente la sempre splendida “Out of this world”, che riesce a non perdere la sua magnificenza anche in questa nuova veste, e “This is the 21st Century”, con ottime rifiniture delle chitarre, del piano, dell’autoharp e del glockenspiel (questi ultimi due suonati da Mark Kelly). Presente anche un inedito, intitolato “It’s not your fault”, che è una gradevole ballata, che vede protagonista il solo Hogarth al piano e alla voce; bella, anche se non memorabile. Per dovere di cronaca segnaliamo che a completare la scaletta ci sono “Wrapped up in time” (unico estratto dall’ultimo “Happiness is the road”), “The space”, “If my heart were a ball” e “Memory of water”. In più c’è anche una traccia nascosta che non è altro che un ulteriore riarrangiamento che colpisce “Cannibal surf baby”. Il disco, nel complesso, può dirsi riuscito, anche se non aggiunge nulla di realmente nuovo a quanto detto dai Marillion finora; per cui, se già vi eravate allontanati dalla band dopo le evoluzioni che l’hanno tenuta parzialmente distante dal prog non farete certo passi indietro adesso, di contro, se prediligete il post Fish, anche questo lavoro vi regalerà momenti di pura delizia durante l’ascolto.
|