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La già nutritissima discografia del leggendario gruppo polacco degli SBB si arricchisce sempre di più. Ai tanti album inediti e live d’epoca usciti negli ultimi anni, si aggiungono con una certa costanza diversi lavori in studio da parte del trio, attualmente formato dal leader Jozef Skrzek (voce, basso, tastiere), Apostolis Anthimos (chitarre) e Gabor Nemeth (batteria). Il nuovo “Blue trance” ci presenta undici nuove composizioni per quarantanove minuti di musica, che, lo diciamo subito, seguono grosso modo l’indirizzo stilistico del precedente “Iron curtain”. Ancora una volta, perciò, non ci sono quelle suite, quelle cavalcate sonore, quella fusione energica di prog, rock e jazz che per anni (ma ancora tutt’oggi dal vivo) sono stati i cavalli di battaglia della band. Ed è un peccato, perché, anche se di rado, gli SBB dimostrano chiaramente di avere ancora splendide carte da giocare. Prendiamo il brano di apertura strumentale “Etiuda trance”, che è molto promettente, con tastiere maestose e ritmi solenni a ripercorrere i tempi d’oro del rock sinfonico. A seguire troviamo “Los człowieka”, una ballata pop rilassata e malinconica, non coinvolgente come la prima traccia, ma comunque piacevole (anche se il refrain non convince del tutto) e che incrementa le speranze di poter ascoltare un album particolarmente bello, almeno rispetto alle ultime prove. Ma a partire da “Red Joe” la proposta degli SBB si dissolve via via in un pop-rock abbastanza innocente e all’acqua di rose, con pochi spunti veramente interessanti sparsi qua (ogni tanto qualche assolo frizzante di chitarra o di tastiere e qualche melodia indovinata). Si susseguono, così, una manciata di canzoni di breve durata, spesso dirette, orecchiabili e lontanissime da quel progressive energico e dalle brillanti soluzioni strumentali che hanno caratterizzato i momenti migliori di Skrzek e soci in passato. E non basta certo una sorpresa come “Musniecie kalimby”, sorta di latin-rock raffinato, di gradevole ascolto, ma che non fa certo risollevare le quotazioni dell’album. Sì, c’è sempre un’eleganza di fondo di una band esperta e professionale, che sa il fatto suo grazie a strumentisti di prim’ordine che riescono a mostrare il loro talento. A tratti si denota qualche venatura vagamente jazzistica, ma che appare comunque molto edulcorata e che non aggiunge gran che alla proposta che i tre portano avanti. Eppure i cinque minuti di “Coda trance” chiudono il cd nel migliore dei modi recuperando il rock sinfonico energico e con spazio anche per un Antimos ispirato con un guitar-solo di gran classe, che ben si intreccia con le fughe e le atmosfere solenni create da Skrzek con le tastiere. Insomma, tra due composizioni di altissimo livello (diciamo tre, volendo considerare anche il secondo brano) in apertura e in chiusura, gli SBB inseriscono una serie di brani semplici e caramellosi e non si può certo salvare il disco per delle impennate che insieme raggiungono solo una decina di minuti davvero ottimi sui quarantanove totali. Tenendo conto della caratura del gruppo ci si aspetta sempre il massimo e l’ascolto di “Blue trance” non fa che aumentare i rimpianti constatando come il trio si dimostri capace di regalare ancora grandi emozioni, riuscendo, tuttavia, a inserirle solo in una minima parte dell’album. Dal punto di visto compositivo, quindi, non si ferma la parabola discendente già mostrata dagli SBB, i cui dischi in studio realizzati negli ultimi anni non convincono, pur con eccellenti intuizioni qua e là, a differenza del tanto materiale d’archivio che continua a uscire e che resta artisticamente e qualitativamente molto più interessante.
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