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ANGE |
Le bois travaille, même le dimanche |
Artdisto / L'Autre Distribution |
2010 |
FRA |
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Sulla fascetta che si trova sul cellophane di questo digipack troverete scritto” 40 ans de légende… l'album anniversaire…”.
Ecco… da noi per festeggiare i quarantennali dei gruppi (italiani e non) le vecchie glorie non sanno fare altro che riproporre sempre gli stessi fraseggi piuttosto che le stesse canzoni, sicuri che qualche fesso starà lì a riascoltarle o al limite tributarle per ricordare i bei tempi che furono.
Magari il mondo del prog (ah... del VERO prog, non di quello di oggi, non confondiamo) oramai si è rassegnato a bere sambuche sulla veranda di un bar o a giocare a bocce ricordando i bei tempi andati (che siano di 40 o 20 anni fa cambia poco) e sicuramente storcerà la bocca notando che, per un anniversario così importante, il gruppo non si è guardato indietro ma ha creato un disco dai suoni moderni e attuali.
Gli Ange, per l'album del quarantennale, tirano fuori un disco che avrebbe potuto fare un gruppo nato oggi, dove l'impronta di Décamps esce in ogni modo fuori sempre personale (e anche quando si autocita lo fa ricordandosi sempre che siamo nel 2010 e non nel 1972), aspetto quasi nella norma per chi ha seguito questo grande gruppo negli ultimi tempi.
Difficile infatti trovare altri gruppi che sono riusciti a stare al passo con i tempi, non svendendosi e mantenendo una dignità musicale per tutta la carriera.
Magari qualcuno che non ha ben presente la storia degli Ange: partendo dai loro ultimi lavori potrebbe avere l’impressione di quelle donne rifatte e siliconate che vanno in giro mano per la mano con i trentenni, ma non è proprio questo il caso perché i collegamenti con la grande storia del gruppo francese ci sono tutti (“L’œil et l’ouïe” o soprattutto la canzone che accompagna con un video in Francia il lancio di questo disco “Hors-la-loi”) ma senza bisogno di far leva sul lato nostalgico (e soprattutto sulle tasche) dei fan. E anche quando i riferimenti vanno a richiamare gente come i Porcupine Tree o mondi simili (“Jamais seul” o “Les collines roses”) questo viene fatto in maniera tale che ti fa capire che se i vecchi dinosauri invece di guardarsi sempre dietro provassero coraggiosamente a cimentarsi con quello che il rock propone oggi uscirebbero a testa alta avendo un bagaglio di esperienza enorme da giocarsi in qualsiasi momento.
Nei 12 minuti e mezzo della title track poi c’è tutta la storia degli Ange, tutta la voglia di voler far parte del presente della musica anche facendo già parte della storia del musica rock (e non solo francese).
Non è il miglior disco dell'anno, probabilmente non si colloca nemmeno tra i primi cinque degli Ange, ma questo lato non è importante per chi, come me, non si aspetta il capolavoro da gente che dalla musica ha avuto tutto. A volte basta un minimo di dignità e qui c'è tutta e ampiamente dimostrata in tutto il lavoro.
Sulla fascetta della splendida copertina c'è anche scritto: "un groupe… une musique… un public" ...ecco quello che manca da noi è proprio il "public" che ha permesso a Christian Décamps di reinventarsi e di restare al passo con i tempi e dimostrarsi ancora credibile a 65 anni.
Fortunatamente i tempi di un “AD2010: Le Cimetière des Arlequins” in Francia sono ancora lontani.
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Antonio Piacentini
Collegamenti
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